Sono talmente stanco dei discorsi "
ahhh il metal anni '80" (o '90, a seconda dell'anno di nascita del critico di turno), "
i veri capolavori non torneranno più" o il sempre banalissimo "
ormai è stato detto tutto quello che c'era da dire ed è solo mera ripetizione", bene allora cena una volta in vita tua e poi smetti di mangiare perchè è una mera ripetizione quotidiana ed ammazzati pure.
Sono il primo a dire che LA SCENA di prima non tornerà mai più perchè è cambiata la società, è cambiato il modo in cui la massa fruisce della musica, è cambiata la quantità della stessa e le tempistiche di assimilazione, per riassumere è cambiato il metallaro. Il METAL invece non morirà mai e, badate bene, i CAPOLAVORI continuano ad uscire e non sono terminologie usate a casaccio o per fomentare, anche perchè nel 95% dei casi non escono più per label note o pronte ad ungere i cordoni per favorire i loro "prodotti".
E' il caso della statunitense
M-Theory Audio e di sei ragazzi provenienti dalla depressiva e grigissima Portland che si sono uniti nella formazione dei
SILVER TALON per il loro primissimo lavoro sulla lunga distanza intitolato "
Decadence And Decay" che, ve lo anticipiamo subito, è una delle bombe soniche di questo 2021 e serissimo candidato - perlomeno - ad essere il disco dell'anno o quantomeno finire nelle primissime posizioni.
Un mix di classic US metal di seattleiana memoria mescolato a sciabolate thrash della L.A. coffeine thrash metal machine, ovvero i
Dark Angel era "
Time Does Not Heal", tanto che più volte vi sembrerà di ascoltare un
Ron Rinehart frullato insieme al
Warrel Dane più giovane, quello dei
Sanctuary, in un mix devastante tra acuti stellari e gravi declamazioni invece si tratta dell'appena 25enne
Wyatt Howell, voce ed anima dei Silver Talon che hanno altre peculiarità e tante altre frecce al loro arco.
Dalle tre chitarre, alla sezione ritmica mostruosa e potentissima, dalla splendida copertina, oscura e malevola, alla produzione lontana dal plasticume odierno, tutto sembra incastonarsi a perfezione, al pari delle linee vocali dalla enorme personalità, che tracciano squisite melodie al pari dell'esplosione del fomento e dei cori che sapranno conquistarvi sin dal primo ascolto, senza stancarvi dopo un paio di giorni come purtroppo sta divenendo di necessità nel tritacarne della musica usa e getta.
"
Deceiver, I Am" è la classica opener che fa immediatamente allertare della serie "ok qui c'è qualcosa di estremamente valido e serio" ma tutti i brani cavalcano verso la gloria all'unisono, dalla seguente "
Resistance 2029" in cui addirittura le chitarre divengono quattro con la presenza di un certo
Andy LaRocque, fino alla strabordante "
Divine Fury" che sa raccontare alla perfezione il proprio titolo con una partenza degna di una band death/black del filone
Dissection, senza dubbio una delle migliori del disco, che riesce a suonare anche "moderno", introducendo delle sonorità diverse dal solito, quasi venate di partiture progressive e malinconiche, raggiunte anche tramite un rallentamento dei tempi, al pari della maliconica "
Next to the Sun", altro pezzo da 90 di un disco che non ammette cali ed incertezze.
Un'esplosione di energia, riff martellanti ma che assolutamente non si basano unicamente sul solo impatto, tutt'altro, assoli taglienti e di enorme personalità, suoni direttamente provenienti dai migliori anni '90... insomma, aprite le vostre orecchie e soprattutto il vostro cuore: la scena è cambiata, i tempi sono cambiati, non ci saranno più le band colossali, i tour maestosi, le discografie ventennali o più, anche band partite in maniera eccelsa come i
Witherfall in poco tempo sono già leggermente scesi ed in ogni caso è impensabile attendersi carriere come quelle che c'erano 40 anni fa e bisogna farsene una ragione, ma i brani, i dischi, le band valide e da premiare, per cui gioire ed emozionarsi, ci sono ancora, eccome se ci sono.
Sta solo a noi rendergli merito e dimostrare che non siamo solamente vecchi nostalgici, tristemente ancorati unicamente al passato.
HEAVY METAL WILL NEVER DIE.