Cambiano l’etichetta discografica (dalla Frontiers alla Escape) i Final Frontier di Rob Moratti, ma non mutano di una virgola la loro attitudine musicale, che rimane improntata al più classico rock adulto americano anni ’80, quello che vede Journey, Survivor e Styx come palesi numi tutelari.
Un atteggiamento tanto rigoroso quanto competente che rende il nuovo “Freelight”, come già accaduto al suo eccellente predecessore (“High tension wire”) e addirittura superandolo al photofinish grazie ad una superiore qualità nelle canzoni, un delizioso spaccato di rock adulto puro ed incontaminato, illuminato da un songwriting inattaccabile e dalla strepitosa vocazione al genere dei suoi autori, tanto che l’intera operazione appare credibile, autentica e pure lontanissima da una qualsivoglia forma di “routine”, nonostante la familiarità di certe strutture compositive.
Visti i risultati non mi sento affatto di biasimare tale scelta artistica, così come sinceramente non sono in grado di escludere da una valutazione entusiastica neanche uno dei dodici splendidi momenti di passionalità e intensità che compongono il dischetto, con i Final Frontier al completo che non si risparmiano nemmeno per un attimo e gli impossibili e irresistibili crescendo vocali di Rob che, associati ad una considerevole espressività naturale, lo affiancano ai maestri del settore senza la paura di commettere atto di “lesa maestà”.
Elegante, raffinata, trainante con la forza delle emozioni genuine, gratificata da una produzione piena e rotonda, la proposta dei Final Frontier è un vero medicamento miracoloso per l’apparato cardio-uditivo di tutti gli AOR-sters che non amano troppo gli “inquinamenti” estranei e che troveranno nel quartetto canadese un magnifico paladino, al servizio del mondo, per la difesa di quella musica che, quando ha questa consistenza, sa ancora farti volare alto sui problemi e gli “scazzi” di ogni giorno.