I Symmetric Disorder giungono al debutto con il loro "Biomechanical Nonsense Connections" avendo le idee già ben chiare: le coordinate stilistiche del gruppo sono un death metal pesante, tecnico e piuttosto variegato che riesce ad amalgamare la più fiera e nobile tradizione death europea (Dismember e compagnia brutta) con qualche richiamo allo swedish sound delle zone di Gotheburg, senza dimenticare la lezione dei Death e dei compaesani Gory Blister per quel che riguarda l'intricatezza dei pezzi e richiamando a sprazzi all'isteria e al nervosismo di alcuni gruppi (Dillinger Escape Plan, Ephel Duat).
Questi cinque ragazzi ci sanno fare, e mostrano già un gusto e una capacità compositiva invidiabile nonostante la giovane età (siamo intorno ai 22/23 anni di media) e anche una padronanza dei propri strumenti decisamente di ottimo livello. I dieci pezzi che vanno a costituire questo "Biomechanical Nonsense Connections" riescono ad alternare cambi di tempo, riff in continua evoluzione e cambiamento, assalti in puro death style, riff melodici ed immediati, break a volte anche sincopati e nervosi con una nonchalanche sbalorditiva, riuscendo anche a conferire una certa linearità e compattezza alle canzoni. Esemplari a riguardo "Equinox Of The Parts I", "Brutal" o "Nonsense Connections" (che contiene persino un assolo di sassofono!!), che dosano sapientemente tutti gli ingredienti alla base della musica dei Symmetric Disorder restituendo dei pezzi piuttosto eterogenei ma allo stesso tempo efficaci. Persino dei patterns techno fanno capolino, come nel caso dell'impronunciabile "Yrn'Griush'hh" che strizza l'occhio alla follia e alla sperimentazione di gruppi tipo Dillinger Escape Plan, facendo uso di voci veramente assurde e sguaiate. Un gruppo quindi che cerca di sfuggire ad ogni possibilità di facile catalogazione, avventurandosi su territori variegati e mettendo molta carne al fuoco.
La produzione non è certo perfetta: non convincono molto i suoni delle chitarre durante gli assoli o le parti pulite ed il basso pare quasi assente, mentre la batteria si fa sentire eccome, mettendo in risalto le qualità tecniche di Danilo Tosin. Ma vista la qualità del disco, si può tranquillamente soprassedere.
Sono stato piacevolmente colpito da questo disco, e ancora di più quando mi sono reso conto che i Symmetric Disorder sono italiani, sintomo che anche in Italia si sa fare dell'ottimo metallo e che ormai la penisola non è infestata solamente da gruppi pauer fatti in serie con il ciclostile. Un gruppo da tenere d'occhio, che ha comprensibilmente ancora strada da fare ma che dimostra di non essere certo ingenuo o sprovveduto.
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