Con i
Flotsam & Jetsam avevo quasi perso ogni speranza con
“Ugly Noise”, lavoro del 2012 che mi aveva lasciato un senso di insipido, di incompletezza, di poche idee musicali. Va detto che considero la band di Phoenix assolutamente valida anche dopo i primi due (magnifici) lavori, con dischi come
“When The Storm Comes Down” del 1990 e l’ottimo
“My God” del 2001, e che seppur fra alti e bassi sia comunque riuscita a mantenere nel corso degli anni una propria identità ben precisa.
Un po’ in modo similare agli Annihilator però, i
Flotsam & Jetsam sembravano un po’ aver perso la bussola, non in modo disastroso come Waters e soci, ma dove la band sembrasse non voler tirar fuori appieno tutta la sua energia all’uscita di ogni disco, facendo sbucare fuori solo la testa per dire “Cucù! Guardate che siamo ancora!”. Da un paio di anni fortunatamente, questa brutta tendenza che i
Flotsam & Jetsam avevano, sembra essersi invertita. L'omonimo album del 2016 era veramente una release con cosiddetti, e l’ultimo
“The End Of Chaos” del 2019 seppur con una leggera monotonia generale nello stile dei pezzi, si difendeva altrettanto bene.
Sì, perché
“Blood In The Water” a discapito di una cover sulla quale vorrei passare oltre, è un’altra ottima prova da parte della band. Credo di non mentire quando dico di non sentir cantare
Eric A.K. in modo così convincente da molto, e che seppur l’età si dimostra ancora pieno di vigore ed energia. E se le iniziali
“Blood In The Water” e
“Burn The Sky”, rilasciate anticipatamente come singoli con rispettivi video, convincono con riff che sono un incrocio fra il Thrash della vecchia scuola e un po’ di sound attuale che non fa mai male,
“A Place To Die” e
“Brace For Impact” mettono in mostra ottime linee melodiche che ben si sposano con lo stile dei
Flotsam & Jetsam in questo album.
“Cry For The Dead”, posta a metà dell’ascolto, stacca con la furia Thrash sentita finora, risultando essere una buona semiballad, peccato che con
“Grey Dragon” e
"The Wicked Hour" si scada un po’ nel banale con riff che sembrano leggermente ripetuti a pezzi sparsi nel disco. Ma un paio di nei ci possono anche stare, dato che ci pensano
“Too Many Lies” e la thrashettona
“Regression” a riportare il disco sui giusti binari.
A svantaggio di passaggi strumentali un po’ copia incolla, non molti comunque,
“Blood In The Water” risulta essere un disco dove i
Flotsam & Jetsam aggiungono un altro tassello alla retta via che speriamo non si interrompa troppo presto. Molti potrebbero dire che si tratta di un altro compitino, ma che diamine, avercene di compitini così.
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