Copertina 5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2021
Durata:48 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. TWO BROTHERS
  2. WHAT IF
  3. CITY OF GOLD
  4. HEAVEN SENT
  5. HAUNTED HEART
  6. DEADLY SINS
  7. IN THE NAME OF LIFE
  8. DEMONS IN MY HEAD
  9. WHISPERS IN DARKNESS
  10. VALLEY OF THE KINGS
  11. LOST SON

Line up

  • Nando Fernandes: vocals
  • Renan Zonta: vocals
  • Alessandro Del Vecchio: keyboards, bass
  • Jonas Hörnqvist: guitars
  • Michele Sanna: drums

Voto medio utenti

Approda in Frontiers Music un altro progetto musicale, che stavolta vede uniti i due cantanti brasiliani Nando Fernandes, ex Sinistra e Lightning Strikes, e Renan Zonta degli Electric Mob. Onestamente non so mai cosa aspettarmi quando mi approccio a collaborazioni del genere, fra due cantanti diversi l’uno dell’altro, se un lavoro apprezzabile, o un po’ un pasticcio generale. Diciamo che questo disco omonimo dei “Brother Against Brother”, si colloca un po’ nel mezzo. Ma vediamo perché.



Partiamo subito col dire che la produzione non rende per nulla giustizia all'album e, oltre a ciò, trovo anche un altro evidente difetto. Primo, tutti gli strumenti risultano terribilmente freddi, inespressivi, come trovarsi di fronte a un blocco di ghiaccio, e risulta evidentemente già ascoltando “Two Brothers” o “Haunted Heart”, dove in quest’ultima le idee sono anche lodevoli, ma vengono seppellite da un suono generale tremendamente anonimo. Secondo, non c’è una così gran differenza di linee vocali tra Zonta e Fernandes, dove non si capisce mai se in una strofa stia cantando l’uno e l’altro, sentire “City Of Gold” per credere. Come detto però non tutto è da buttare, perché alla fine “Heaven Sent” è un buon pezzo che nonostante un riff sentito fino alla noia, riesce a intrattenere con anche un bel crescendo, e “In The Name Of Life” una buona ballad. “Valley Of Kings” se non avesse delle tastiere troppo invasive sarebbe anche interessante, ma ancora una volta la produzione ammazza tutto.

Un altro punto debole del disco sono i ritornelli, sicuramente buoni in alcune occasioni, ma dove troppe volte l’ascoltatore deve risentire uno o due pezzi prima per dirsi “ma è identico a quest’altro pezzo!”. Poca compattezza, un impegno nel non comporre canzoni che sappiano di già sentito pari a zero, e direi che la frittata è fatta.

“Brother Against Brother” sa di un disco uscito di fretta, senza particolari attenzioni, e che poco ha da lasciare al termine dell’ascolto, se non un gigantesco senso di incompiutezza, e una gran voglia di sentire dischi prodotti con personalità. Passate tranquillamente oltre.

Recensione a cura di Francesco Metelli

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