C’è tantissima voglia di doomeggiare, ed io non riesco a staccarmi da questo debutto di questa superband nostrana.
Debutto veramente eccelso con un piede poggiato interamente nei seventies sabbathiani e l’altro nei caliginosi ottanta.
Contro la calura estiva, ecco un po' di sana oscurità da parte di questo power trio che annovera membri di
Assumption, Hemophagus e
Messa oltre che altre svariate formazioni, qui riuniti per far tremare il terreno con un terremoto grondante distorsione.
Basta sentire l’opener elefantiaca “
Monastery” dal piglio quadrato, pesante e granitico come un blocco di marmo tirato sul muso.
I riff di chitarra uniti al basso hanno quel “crunch sound” tipico del genere con riffoni grossi ed un singer che sa essere evocativo e personale senza imitare il solito
Ozzy Osbourne.
Altro pezzo da novanta di questo disco la cavalcata sabbathiana “
Centuries asleep”, modalità blues iperdistorto con un bel lavoro armonizzato unito ad un groove che coinvolge.
Il chorus è da cantare come bello l’intermezzo solista ricco di pathos; sul finale ecco la mazzata più lenta prima di riprendere la galoppata ciondolante.
“
The talking mask” ha un feeling oscuro, con un bel lavoro di chitarre e cambi di tempo.
La macchina ritmica gestita dal duo
Sara Bianchin e
David Lucido è precisa negli scambi, ottimo il solo.
“
Losing shape”, ha un piglio desertico tipico dello stoner; up tempo con un bel riffing compresso.
Un brano che aumenta il gradiente di calore colando l’asfalto e un riff posto prima del solo bollente che è semplicemente perfetto.
“
Loveless reign”, è un gustoso mid tempo pesante ed evocativo, ingredienti semplici ma sempre efficaci.
In questo brano si sente molto bene il tocco della bassista che fa girare a mille il suo quattro corde distorto prima del solo.
Ragazzi miei, fossero così tutti i debut; un disco che è gioia pura per chi come me ama queste sonorità e non smetterebbe mai di ascoltarlo, Doom On!!!
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