Sono passati sei anni dall'esordio
"Vìteliù", ma la qualità degli
Omnia Malis Est, one man band lucana, è rimasta intatta ed anzi il nuovo album
"Lucania", titolo che dice tutto sull'attaccamento alla terra d'origine della band e sui contenuti lirici, rappresenta un ulteriore passo in avanti che ci consegna uno splendido spaccato, tutto italico, di black metal epico, grezzo e melodico al tempo stesso, che certamente farà la felicità degli amanti di queste sonorità.
I riferimenti stilistici di
Uruk-Hai, l'uomo dietro il progetto, guardano in direzione di gente come Draugr e Spite Extreme Wing, senza disdegnare il gelido Nord, concretizzandosi in una proposta violenta, ricca di spunti dal sapore folk, arrangiata con grande attenzione ai particolari, passionale nella sua originalità, e molto varia ed articolata, tutti elementi che, uniti alla lingua italiana ed all'ottima registrazione, rendono
"Lucania" un viaggio negli anni '50 in una terra dura ma affascinante che viene descritta, vividamente con colori grigi, dalle note intransigenti, ma anche armoniose, di nove brani laceranti, sofferenti e ricchi di pathos che, tutti assieme, danno vita ad un ricco fluire di emozioni, troppo spesso sopite, e pura bellezza sonora.
Gli
Omnia Malis Est non hanno, e mai avranno, una grande visibilità, ma la loro musica non ha niente da invidiare ai grandi nomi dell'estremo e, per una volta, ci deve rendere orgogliosi di essere italiani facendoci capire che la nostra bandiera dovrebbe sventolare sempre e sempre con orgoglio, non solo quando e se la nazionale di calcio vince... ma, lo so, questi pensieri si perderanno nella mediocrità collettiva che sta affogando la nostra società.
Nel mio piccolo e senza paura di attirarmi gli strali dei "ben pensanti", io ascolto
"Lucania" e difendo le mie origini e le mie tradizioni.
Spero lo faccia anche qualcuno di voi.
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