Se il
primo album degli inglesi N
efarious Dusk era un lavoro dalla durata di quasi un'ora, il nuovo album, auto intitolato, non arriva neanche alla mezz'ora di musica con la conseguenza, logica mi verrebbe da dire, che su "
Nefarious Dusk" tutto è più diretto, più veloce e, se vogliamo, meno sorprendente.
Non che il gruppo di
Dominus fosse rivoluzionario, anzi, ma questa volta, il loro rifarsi al black metal dei primi anni '90 è molto più "pedissequo" di quanto non lo fosse stato con "The Wanderer Of The Cold North", tanto è vero che la sensazione di essere al cospetto di una sorta di Darkthrone 2.0 è molto forte durante l'ascolto delle dieci canzoni che compongono la nuova uscita discografica.
Fortunatamente, i
Nefarious Dusk sanno bene quello che fanno e la loro proposta, dunque, risulta convincente anche in questa veste più scarna e più marcia, soprattutto per via di un riffing glaciale e decisamente ispirato, e per la generale atmosfera oscura che i Nostri sono in grado di creare ricorrendo, semplicemente, agli ingredienti fondamentali del black metal: convinzione, misantropia, sfrontatezza e istinto ribelle.
Tutto già sentito, certo, ma meglio un disco del genere che 100 di bolliti come Dimmu Borgir o new sensations tipo gli Uada.
Se qualcuno tra voi ama ancora le facce dipinte di bianco, le urla infernali ed il gelo senza tempo, allora questo è il vostro pane.
Un pane, ovviamente, duro ed amaro.
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