Vi ricordate (per chi c’era …) cosa facevate nel 1984? Io di sicuro già cercavo avidamente di soddisfare, non senza svariate difficoltà nel reperimento della “materia prima”, l’ardente passione
rockofila, mentre i
Proud (nati due anni prima con la denominazione Burn), a mia “insaputa”, esordivano con un disco dal titolo “
Fire breaks the dawn”, ottenendo, secondo quanto apprendo solo ora, un buon successo soprattutto in Giappone e Sud America.
Ci sono voluti ben trentasette anni per vederli nuovamente calcare la scena discografica internazionale e sebbene ignori cosa è successo nel frattempo, non posso che essere felice di questo ritorno, patrocinato dalla prestigiosa
AOR Heaven e mixato da
Erik “re Mida” Mårtensson.
Eh già, perché “
Second act”è veramente un dischetto godibilissimo, almeno per chi come il sottoscritto è molto affezionato ai suoni dell’
hard scandinavo, ottimamente rappresentato da formazioni quali Treat, Madison, Europe, Dalton e Pretty Maids.
Durante l’ascolto dell’opera sono convinto che anche il più esigente degli
chic-rockers, magari legittimamente “sospettoso” di fronte alla pletora di riapparizioni che caratterizzano già da un po’ il panorama musicale contemporaneo, sarà lieto di accogliere il “nuovo corso” dei nostri svedesi oggi meno “metallici” che in passato e illuminati da quella tipica sensibilità melodica nordeuropea, miscelata ad arte con l’immarcescibile lezione fornita da Rainbow e Deep Purple.
Ormai anche il lettore meno attento avrà capito che tra le migliori peculiarità dei
Proud non c’è l’originalità, ma considerando la qualità delle composizioni, tale atavico “difetto” del
rock n’ roll finisce per passare in secondo piano sovrastato da canzoni sempre adescanti e coinvolgenti.
"
Sail away", "
Broken dreams", “
Magic” e "B
orn for your love” e poi ancora "
Dangerous", "
Hold on", "
I'm ready" e "
Fly like an eagle" sono fulgidi esempi di come su fondamenta solide e consolidate si possano edificare frammenti sonici avvincenti, pilotati dalla voce scintillante e dalla chitarra “educata” di
Anders Magnell e impreziositi dalle tastiere di
Richard Larsson.
Cori a “presa rapida”, armonie seducenti, strategicamente innervate nei punti “giusti”, sono dunque gli ingredienti primari di una ricetta che grazie ad attitudine e ispirazione conserva un elevatissimo potere di suggestione, rendendo “
Second act” un albo che saprà conquistare gli appassionati del genere, tutti uniti nel tributare ai
Proud un calorosissimo bentornato.
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