“Go Owap” è soltanto il secondo “parto” autoprodotto dei milanesi Qeta, ma la forza e la qualità che questi ragazzi mettono in campo farebbe pensare ad una band molto più navigata.
A tale risultato avrà sicuramente contribuito il consistente numero di esibizioni tenute su molti palchi più o meno “sotterranei” della nostra penisola, tra l’altro talmente esplosive da fargli meritare il “premio live” consegnato al MEI di Faenza, tuttavia senza una notevole dote di talento e rilevanti mezzi espressivi, da sola la pur importante formazione “dal vivo” non sarebbe bastata.
In quest’eccellente Ep, infatti, il quintetto meneghino ci regala quasi venti minuti di stimolante musica in cui la malinconia si unisce ad una sorta di sentimento d’oppressione, si stempera in piccole dosi d’intensità d’estrazione post-grunge e aggredisce con qualche intermezzo di marca nu-metal, fornendo all’ascoltatore echi vividi di Tool, A Perfect Circe e Incubus, ornati addirittura con alcune suggestioni “sottotraccia” riconducibili ai The Cure, in un caleidoscopio emotivo che riesce ad essere avvolgente, onirico, drammatico e, contemporaneamente, inquietamente “disteso” nel suo scorrere.
L’ottimo cantato in italiano utilizzato nei quattro quinti del dischetto rende i brani ancora più comunicativi e s’inserisce senza forzature nell’efficace impianto sonoro complessivo, con il magnetismo di ”(Re) ali nuove”, la superba tensione di “Rimozione” o le spirali in crescendo che risalgono un fiume dai flutti (new) metallici denominato “Sei”, evidente rappresentanza di una miscela piuttosto intelligente composta da pregiate costruzioni liriche e oculata ispirazione musicale, ma anche ”Trust on behaviour”, che per la sua componente testuale utilizza un maggiormente familiare idioma inglese, sa farsi apprezzare, con il suo andamento ipnotico e coinvolgente.
Un altro gruppo davvero interessante che si candida prepotentemente, soprattutto nel caso in cui riesca a coltivare ulteriormente le stigmate di un proprio “suono”, per quella “esposizione” al grande pubblico che solamente una competente e autorevole etichetta discografica potrebbe garantire, anche se forse, come purtroppo è noto, la scelta della madrelingua, se perseguita, potrebbe in qualche modo limitarne le possibilità nel mercato “esterno”.
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