Il percorso iniziato dai Lupi di Olympia, ormai quattro anni fa, con il bellissimo
"Thrice Woven", continua con il nuovo album che, secondo una naturale evoluzione, fa un ulteriore passo in avanti e ci consegna un gruppo non solo padrone assoluto della sua musica, in questa occasione il terzetto si prende cura di tutto, ma anche capace di riscrivere le coordinate del Cascadian Black Metal secondo un approccio che sa coagulare, sapientemente, "vecchio" e "nuovo", il tutto in quell'ottica spirituale e fortemente naturalista, da sempre spina dorsale della musica dei
Wolves in the Throne Room.
"Primordial Arcana" è un lavoro completo e complesso, più feroce del suo predecessore, ma anche più atmosferico, di una atmosfera, tuttavia, oscura, primordiale (il titolo è molto indicativo), e tendente alla malinconia come se il gruppo avesse cercato di invocare il sole, la luna, le piante e gli animali che sono con noi fin dai tempi antichi, e si fosse reso conto che le voci di questi elementi sono state soffocate nel mondo moderno.
Il risultato di una premessa del genere è un album quasi inquietante e certo misterioso, violento e drammatico, multiforme sia nel comparto strumentale che in quello vocale, un album che, come ricordavo più in alto, "pesca" dal passato remoto della band ma scopre anche una forte vena death, soprattutto nel riffing (
"Masters of Rain and Storm"), ed una chiara matrice doom ed epica, di scuola Bathory, elementi che, messi tutti assieme, ci consegnano sette brani cangianti, ricchi di melodie celestiali (qualcosa come
"Underworld Aurora" non si ascolta spesso), di intransigenza belluina, di deliziosi inserti folk (
"Spirit of Lightining" è un pezzo spettacolare in tal senso), di arrangiamenti ricchi e variegati, e, soprattutto, magici nel loro saperci calare, immediatamente, nel mondo dei
Wolves in the Throne Room, un mondo affascinante, nero, evocativo e personalissimo.
Un mondo che i "puristi" del black, probabilmente, non apprezzeranno del tutto, ma che, al contrario, saprà regalare brividi lungo la schiena a tutti coloro i quali dalla musica pretendono emozione e purezza senza che qualsivoglia logica di mercato possa, in qualche modo, ledere l'animo di veri musicisti, veri artisti, come il gruppo americano.
Dopo quattro, lunghi anni, posso solo dire una cosa: bentornati a casa, lupi.