Probabilmente in molti storceranno il naso, ma ho sempre visto
Anette Olzon come la controfigura femminile di Blaze Bayley negli Iron Maiden. Entrata in una band cardine del genere dopo l’abbandono del cantante precedente amato da tutti, generando confusione e soprattutto rabbia tra i fan più oltranzisti. Come fu per dischi come “X Factor” infatti, anche album come “Imaginerium” e “Dark Passion Play” sono stati lentamente oggetto di rivalutazione negli anni successivi all’abbandono della
Olson dai Nightwish (o meglio licenziamento).
Dopo ben 7 anni dal suo ultimo album solista
“Shine”, uscito nel 2014 e primo in carriera, la cantante svedese si ripresenta con
“Strong”, un disco dove è presente in maniera decisa, e per certi versi anche prepotente, tutta la voglia di riappropriarsi di una propria identità da parte della
Olzon, non nascondendo una sottilissima critica ai suoi ex compagni di ventura.
Questo si evince sin dall’iniziale
“Bye Bye Bye”, la quale in maniera neanche troppo implicita cela una frecciatina nel testo.
“Avrei mai potuto immaginare cosa sarebbe successo, il giorno che ho ricevuto la vostra chiamata? Nessuno mi avrebbe mai potuto avvertire, ma la fine è arrivata in maniera così crudele che sono stata fregata.” Proseguendo nell’ascolto, la
Olzon continua imperterrita su questo songwriting molto puntiglioso e provocatorio, forse per mandare un messaggio non solo a noi-sappiamo-chi, ma anche ai suoi detrattori, come nelle varie
“Parasite”,
“Sick Of You”, e l’ottima
“Who Can Save Them”, quest’ultima con una grandissima prestazione vocale. Musicalmente parliamo di un buon heavy metal con parti sinfoniche neanche troppo aggressive, ma che sono poste al momento giusto, evitando quindi di infarcire troppo i singoli pezzi e provocare il classico mal di testa. Va comunque detto che i riff non sono nulla di eccezionale, alcuni si assomigliano ripetendo la stessa formula, ma fortunatamente la voce della
Olzon è sempre ispirata e riesce a mettere in secondo piano tutti i vari, piccoli difetti, come nell’ascolto della thrashettona
“Her Them Roar”.
Che questo lavoro dietro i testi e nella composizione delle varie canzoni sia un attacco neanche tanto velato alla sua ex band? Questo ovviamente non possiamo dirlo, ma consigliamo di non concentrare esclusivamente l’attenzione su questo fattore, poiché
“Strong” potrà riservarvi più di una piacevole sorpresa nell’ascolto, essendo suonato e cantato con passione e voglia di rialzarsi sempre dopo ogni batosta.
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