Bene cari lettori della gloria, oggi parliamo del nuovo disco degli Amon Am...no, scusate dei Manow...aspettate, dei Sabat....ah ecco, dei
Warkings! Sì, perchè le varie band che passano per la mente durante un ascolto di uno dei tre album rilasciati finora da quest'ultimi sono a decine. Impossibile infatti stabilire una sola influenza, se così vogliamo chiamarla, poiché le scopiazzature sono abbastanza varie.
"Revolution", uscito poco più di un anno dopo
"Revenge", non cambia assolutamente le carte in tavola nella formula del gruppo. Un Power Metal più orientato su riff thrash, con la formula aggiunta di una presenza estetica che richiama i gladiatori dell'antica Roma, con tanto di nickname, fra il cantante
"The Tribune", o il chitarrista
"The Spartan", o ancora la
"Queen Of The Damned", alias
Melissa Bonny, non presente in
"Revolution" però. Tutto molto bello, certo. Ma la sostanza?
Poca, veramente poca. I punti forti, ovvero i ritornelli, funzionano, le canzoni restano in mente, e ve lo dice uno che si è svegliato per tre giorni di fila con il chorus di
"Fight" in testa, pezzo tra l'altro che omaggia tutti i caduti in guerra, prendendo ispirazione da Bella Ciao. Il problema viene quando si cerca di andare oltre questo fattore, e si pensa alle emozioni avute durante l'ascolto del disco, quello che ha lasciato, in questo caso la risposta è molto semplice, assolutamente nulla. L'opener
"We Are The Fire" colpisce con riff diretti e una bella prestazione vocale di
Georg Neuhauser (mi rifiuto categoricamente di chiamarlo
"The Tribune"), ma il pezzo non è solo identico a qualsiasi altro presente nelle due precedenti release della band, ma sa di generico come pochi.
"Ave Roma" segue le stesse coordinate con parti di chitarra sentite e risentite, mentre
"Ragnar". mi perdonerete se li cito una seconda volta, ma potrebbe essere uscita dagli ultimi tre o quattro dischi degli Amon Amarth, provate ad immaginarci la voce di Johan Hegg sopra e poi ditemi. Da salvare solo gli assoli, ottimi in gran parte dei pezzi, perchè viaggiando fra le varie
"Sparta Pt. II" e
"By The Blade", la sensazione che rimane è il vuoto più totale.
Da una parte mi dispiace, perchè la band dimostrano con tutti gli evidenti difetti di avere un buon gusto per la melodia, anche se con un po' troppe autocitazioni, ma il problema è la sostanza. Dubito fortemente che fra dieci anni ci ricorderemo dei
Warkings come quelli di
"Revenge" o
"Revolution", ma per i loro completini da guerrieri sul palco. E quando la musica comincia ad affermarsi con una sorta di gimmick del wrestling anni 90', al di sopra dell'effettiva qualità nelle canzoni, allora lì cominciano i problemi.
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