Ecco una ristampa interessante, non per rilevanza storica sia chiaro, ma per poter capire le origini di una band che è nota in tempi odierni non solo a livello musicale, ma soprattutto per le provocazioni (come mero strumento di marketing secondo i detrattori) del suo leader
Adam “Nergal” Darski.
Ebbene si questa ristampa riguarda i polacchi
Behemoth, macchina devastante di blackened death metal oggidì ma che muoveva i primi passi nei nineties e non faceva certamente questo genere.
Per chi non lo sapesse, la band si chiamava in origine
Baphomet ed era un duo fondato da
Darski e
Baal Ravenlock sotto gli pseudonimi
Holocausto e
Sodomizer, il duo cambiò il nome alla band perché esistevano troppe band che avevano un’origine simile al monicker prescelto in precedenza.
Il duo raggiunse nel 1995 l’agognato debutto, ora ristampato e rimasterizzato, questo album però è devoto alla causa del black metal melodico di origine norvegese.
Si ragazzi,
Nergal era un discepolo di questo stile musicale fino al radicale cambio di metà carriera; questo debut ha tutti i difetti e pregi che possiede un’opera prima.
Il duo influenzato certamente dai
Dimmu Borgir e non solo ha preparato una pietanza sonora dove sfuriate belluine e screaming altissimi fanno capolino come nell’opener “
Chants of the eastern lands” a mid tempo intrisi di atmosfere pagane vedasi “
From the pagan vastlands”.
Piacevole il brano “
Entering the faustian soul” dall’attacco a testa bassa, le famose chitarrine a zanzarina, cambi di tempo che passano da sfuriata a mid tempo atmosferici con le chitarre acustiche in gran spolvero con cavalcate epic black metal.
Le tastiere fanno capolino all’interno dei brani per dare un’atmosfera adatta alla situazione cambiando registro sonoro in armonia con gli altri strumenti.
La produzione non è perfetta, anzi ha un suono impastato il più delle volte con la batteria messa molto dietro rispetto alle chitarre; questo può essere causato dall’inesperienza degli allora giovanotti o del budget forse non all’altezza della piccola
Pagan Records.
Bella l’esecuzione di “
Hell dwells in ice” atmosferica, acustica, una sorta di “ballad” virata al nero pregna di sensazioni gotiche con voce pulita, piano e un senso di malinconia nell’insieme.
Il disco ha numerose bonus tracks al suo interno che sicuramente faranno la gioia dei collezionisti, una discreto esordio e una bella ristampa da avere fra le mani.
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