I
Pupil Slicer sono un trio, arrivano da Londra, e pare abbiano deciso di pettinarci per bene con questo furioso debutto.
La band parte dal grindcore folle e schizzato tanto caro ai primissimi
The Dillinger Escape Plan, spostando il proprio raggio d'azione verso il mathcore più malato e malvagio.
La voce di
Kate Davies, impegnata anche alle chitarre, è selvaggia, abrasiva, non concede un attimo di tregua se non nei rari momenti di "calma apparente", dove la band si lascia andare a sacche di liquidità quasi ambient, senza mai staccare completamente l'elettricità, permeando sempre e comunque le canzoni di una tensione spessa come le mura di un caveau.
Il fantasma della genialità di
Mike Patton e dei suoi innumerevoli figliocci/dischetti, salta fuori qua e là, quando meno uno se l'aspetta, malvagia marmotta che esce dalla sua tana mandandoti ai pazzi, ma pure a fare in culo.
I Pupil Slicer sono sfrontatissimi, esagerati con gusto, violenti ma rassicuranti, paradossi che rappresentano una coperta calda e accogliente per il Linus sociopatico che alberga in tutti noi.
Valore aggiunto di questo lavoro è la sapiente alternanza tra brani """lunghi""" e schegge rabbiose, veloci e penetranti come proiettili di carne in un ipotetico connubio Brazzers/Natural Born Killers.
Nonostante una buona vena, il songwriting deve migliorare (ma questa è prassi per chiunque), perché l'irruenza quasi adolescenziale può far perdere la bussola e sarebbe un vero peccato per i Pupil Slicer perdersi (e perdere, quindi) dentro ad un potenziale che lascia presagire un futuro al fianco di nomi importantissimi (Converge, ad esempio).
Se il trio riuscirà a condensare queste varie anime all'interno di un'unica soluzione, avranno tra le mani il veleno perfetto per mietere migliaia di vittime.
Ma resta indubbio, questa urge precisarlo e ribadirlo, che "Mirrors" è già così un gran bel disco, un ottimo biglietto da visita (accompagnato, ça va sans dire, da rutti e dita medie come obelischi) e un punto di partenza per un viaggio in pessima compagnia verso l'inferno.
Farsi male, estrarre sangue dalle orecchie, ridursi a poltiglia, non è mai stato così facile e benefico.
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