Parlare del nuovo album del duo
The Body è assai semplice.
Lo è perché il percorso artistico di
Chip King, chitarre e voce, e
Lee Buford, batteria ed effetti/rumoracci vari, è da anni sinonimo di coerenza e qualità.
I due scrivono opere complesse, intendo concettualmente, che raccontano, anzi, che suggeriscono una lenta decadenza, un delirio lento ma instancabile, uno sguardo in quell'abisso che inghiotte tutto e tutti, basta essere accoglienti col proprio destino.
E quale musica può essere la migliore per lasciarsi andare, per far sì che la marea nera pece sommerga le nostre teste, se non quella dei The Body?
La band mescola un sacco di ingredienti, indigesti ma al contempo perfetti nell'incastro di un puzzle sonoro di poco meno di 40 minuti, e lo fa con sapienza, ideali chef di un'ultima cena sontuosa, unta, cancerogena.
All you can hate, verrebbe da dire.
Venite e prendetene tutti, questo è il loro corpo putrefatto, donato a voi, cannibali di voi stessi.
Tra un boccone amaro e pesante ed un altro, la bocca piena di sangue, ecco che la chitarra di King dilania le nostre orecchie, con fischi, urla, esplosioni, mentre la sua voce (e quella di
Chrissy Wolpert, anche pianista, che presenzia da un bel pezzo nei dischi dei nostri, e di
Ben Eberle, anch'esso spesso ospite nei dischi precedenti) procede a strappi, supportata dal drumming marziale di Buford, che centellina i suoi colpi, abbattendo i tamburi lentamente, in maniera sadica.
Il continuo utilizzo di effetti e rumori vari ed assortiti, permea il tutto sotto una spessa coltre di disagio e inadeguatezza, fa male ascoltare ogni singola traccia, sembra di essere rinchiusi in piccole stanze, al buio, con pazzi furiosi che ripetono litanie antichissime e unghie a grattare via mattoni e barlumi di lucidità.
O quel poco che ne rimane.
"I've Seen All I Need To See" è un dedalo di robaccia industriale, di doom senza speranze, di drone chirurgico, di noise malefico, di psicofarmaci scaduti, di vite al limite, di mondi che collassano, di dèi peccaminosi.
E' un disco che toglie la pelle, che squarta le carni, che riduce a brandelli, che macina a grana grossa, che si allontana dal concetto stesso di Musica.
E' uno dei dischi meno musicali che si possa ascoltare ma che, incredibilmente, suona (in tutti i sensi conosciuti) meglio di tantissimi altri.
La purezza e il brodo primordiale, le origini e le uova, le scimmie e il loro culo infiammato.
The Body, ennesimo centro, album enorme.
Da ascoltare rigorosamente al buio, a volumi da denuncia penale.
Mi raccomando.