Escludendo rarissime eccezioni, non amo particolarmente gli album di
cover e anche la presenza di singoli
remake all’interno di produzioni discografiche inedite non riesce quasi mai a giustificare, nelle mie valutazioni, la sua produttiva sussistenza.
Sono però rimasto molto incuriosito dalla scelta degli
Inglorious di dedicare un intero
full-length alle cantanti e ai gruppi
female fronted che ammirano e che li hanno influenzati nel loro percorso artistico.
Decisione temeraria e lodevole (anche perché i ricavati sono destinati alla
Women’s Aid, l’associazione inglese contro gli abusi domestici su donne e bambini), che pone, innanzi tutto, la portentosa ugola di
Nathan James di fronte ad un
test tutt’altro che agevole.
Confrontarsi con vocalità femminili e poi tentare di appropriarsi di pezzi (più o meno) noti è pertanto la sfida principale con cui deve fare i conti “
Heroine” e ancor prima di testare i contenuti sonori dell’opera, è necessario rilevare la varietà stilistica delle selezioni, evitando la facile “gigioneria” che spesso contraddistingue tali iniziative.
All’ascolto, poi, non si può che confermare per gli
Inglorious un ruolo da protagonisti della scena
hard-rock odierna, dotati di un talento, una tecnica e una sensibilità davvero “speciali”, con quest’ultima che si staglia prepotentemente proprio in questo programma dove la misura tra devozione e carisma è messa a dura prova.
Ebbene, i brani conservano la loro riconoscibilità originale e al contempo non scadono mai in una sterile parodia, straordinariamente pilotati da una voce in grado di adattarsi alle diverse circostanze e, assieme al resto della
band, dominare le canzoni, come accade nell’
opener “
Queen of the night” di
Whitney Houston, sottoposta a un oculato trattamento di “tempra”, un po’ alla maniera di Whitesnake e
Glenn Hughes.
“
Barracuda” e il suo
riff immortale sono scolpiti nella memoria di ogni
rocker degno di tal nome e tentare di “aggiungere” qualcosa alla perfezione è pretenzioso e improponibile … non rimane che omaggiarla al meglio, anche grazie alla prestazione
monstre di un
James in stato di grazia.
“
Midnight sky” di
Miley Cyrus dimostra che gli
Inglorious se la sanno cavare egregiamente anche con il
pop, ma è anche evidente che forse sono maggiormente a loro agio con una “
Nutbush city limits” di
Tina Turner, in cui poter dare sfogo alla loro innata attitudine
blues n’ soul.
“
Bring me to life” degli Evanescence desta nuovamente qualche perplessità … anche qui nonostante la sentita interpretazione, mi pare di cogliere un certo imbarazzo espressivo, cosa che non succede né con “
Fighter” di
Christina Aguilera e né nello struggente
hit firmato
Avril Lavigne “
I'm with you” (bello il tocco
rootsy), in cui il gruppo britannico riprende a ostentare disinvoltura e tensione emotiva.
La stessa che ritroviamo in “
I hate myself for loving you” di
Joan Jett e “
I am the fire” degli Halestorm (in una versione che sarebbe piaciuta a
Chris Cornell), più “confortevoli” dal punto di vista stilistico, ma anche in “
Time after time”, un successo planetario di
Cyndi Lauper in cui il succitato effetto “gigione” è pericolosamente in agguato.
La scaletta si conclude con un gioiellino da brividi veri intitolato “
Uninvited”, autentico
showcase delle enormi doti di affabulazione possedute da
Nathan James, che mi piacerebbe un giorno potessero essere condivise con quelle altrettanto eccezionali di
Alanis Morissette, la favolosa autrice del pezzo.
“
Heroine” è dunque parecchio di più di un semplice “
cover-album” e aiuta a comprendere, se qualcuno avesse ancora dei dubbi, che gli
Inglorious non sono affatto un “altro” gruppo di
hard-rock che affolla la scena contemporanea.