Ah, Charlotte, Charlotte...
Ti ho letteralmente adorata con i (primi)
Delain, con i quali ti sei ritagliata un angolino accattivante e non banale nella scena del '
female fronted power symphonic famocomegliepica metal'; ho divorato i tuoi (vostri) primi album, e ti ho considerata la bandiera di un certo modo (sano) di fare metal per una donna, senza stereotipi e luoghi comuni stantii.
Poi siete diventati famosi, poi sono successe molte cose, e sei cambiata, o Charlotte. TI ho vista diventare una diva, ti ho guardata prendere direzioni fin troppo mainstream, pur mantenendo ben esposte al vento le bandiere dell'inclusione, della lotta al bullismo e al body shaming... Hai aperto il tuo
Patreon, hai cominciato a fare i soldini facendo le canzoni, quasi una sorta di
pay-per-listen, e quello che componevi era così lontano dalle tue origini, così annacquato...
Poi, la svolta. Lasci i Delain, ti metti in proprio, inizi a pubblicare le tue canzoni. Non mi piacciono, o Charlotte, le ascolto, spero, mi deludo; non ci cerco il metal, non ne ho bisogno, cerco ispirazione, creatività, un modo piacevole di adoperare la tua splendida voce. E invece mi ritrovo in mano un pugno di canzoni scialbe, iperprodotte, piene di nuances elettroniche, che suoneranno bene, ma che sono poco piacevoli, noiose, poco interessanti. E hai voglia a suonare tutto tu, lo so che sei brava, hai voglia a chiamare la 'solita'
Alyssa a fare un duetto (la ciliegina marrone sulla torta), qui manca la ciccia, la sostanza. E quanto mi fa male, o Charlotte, quanto mi duole il corazon...
Ti abbiamo dunque irrimediabilmente perso, annegata nei tuoi sogni di gloria? Ti ritroveremo, novella Valeria Rossi, a cantare di sole cuore e amore al Festivalbar? Non lo so, Charlotte. Ma manchi già.
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