Copertina 7

Info

Anno di uscita:1980
Durata:35 min.
Etichetta:CBS

Tracklist

  1. CHINATOWN
  2. (THINK I BETTER) HOLD ON
  3. DOG IN THE DISTANCE
  4. OUT OF THE FIRE
  5. TELEPHOTO LENS
  6. PRISONER OF TIME
  7. MONEY, MONEY
  8. A BOULEVARD NITE

Line up

  • Dennis Feldman: bass, vocals
  • Glenn Dove: drums
  • Gregg Hoffman: guitar, vocals
  • Jordan Rudess: keyboards
  • Roy Herring Jr. percussion

Voto medio utenti

Sapevate che Keith Emerson e Jimi Hendrix furono ad un passo dal realizzare qualcosa insieme?

Vi starete chiedendo cosa hanno a che fare i due sommi musici del rock con una band, ai più, sconosciuta… A livello di collaborazione ovviamente nulla ma, ascoltando alcune songs, per come sono arrangiate in questa unica fatica del gruppo, si potrebbe quasi affermare che il mai avvenuto duo avrebbe potuto, per incontrarsi su due modi di intendere il rock diametralmente opposti, incidere alcune canzoni di ‘Speedway Boulevard’!

Altre tracks potrebbero invece ricordare i Ram-Jam inclini all’aor funkeggiante, visto che l’LP è prodotto da Kasenetz e Katz. Le tastiere sono affidate ad un personaggio che tutti gli Heavies conoscono perfettamente: Jordan Rudess, c’è da specificare in quale gruppo approderà? Non credo, altrimenti non siete degni di Metal.it.
L’album è inaugurato dalla title-track, ed è subito una potenziale hit (with balls!): assoli di tastiera al fulmicotone di Jordan, basso pompato, la chitarra hard e la voce di Herring che arringa dal suo bolide ultra-speed (non in modo speed-metal, ovvio). Quindi il paragone iniziale non è del tutto azzardato. ‘Hold on’ ribadisce che il five-pieces è in grado di comporre solo grande musica, abbastanza prossima ai Mother’s Finest in questo caso, di cui mi sento di consigliarvi ‘Iron Age’ dell’81 che, sin dal titolo, è il disco più hard rock che abbiano inciso. ‘Telephoto lens’ è ancora una volta gonfia di tastiere e la formula degli Speedway Boulevard rimane sempre un ibrido hard rock per via dei motivi spiegati in apertura di recensione. ‘Rock magic’ è un altro pezzo forte della collezione, il quale potrebbe essere paragonato, per i super-cultori del genere, a Marcus autore di un altro pregiato unico album nel ’76. Chiude ‘A boulevard nite’, come suggerisce il titolo in un climax notturno e soffuso, in po’ alla maniera di un certo modo di fare blaxploitation alla Isaac Hayes e gli Iron Buttefly di ‘Ball’, debitori del primo in questo caso. Fancy car senza alcuni dubbio questi Speeway Boulevard; qualcuno potrebbe ricredersi su tanti, troppi, melting-incul pop dei ’90 e 2.0.

Recensione a cura di Fabio Zampolini

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