"
Someone is always doing something someone else said was impossible. Try trying."
Tradotto in italiano suona più o meno: '
c'è sempre qualcuno che sta facendo qualcosa definita impossibile. Tu Tenta."
Con questo detto gli Yankee salutavano l'impresa di Lindbergh negli anni '20; da parte mia la 'novella' è perfettamente adattabile al debutto degli
Spys, band con all'attivo due soli albums, '
Behind enemy Lines' dell'83 è l'altro ottimo lp. Impossibile infatti che la band sfondasse commercialmente ma qualcuno negli States ci provò; troppo lontana dalla dozzinale musica FM da classifica la loro musica, ma le futuristiche ('
Ice age' od '
Over her' per esempio) atmosfere unite ad un tocco prog/aor, ne fanno però un capolavoro minore ma solo in fama e vendite.
È un vero e proprio head games degli ex
Foreigner Al Greenwood (tastiere) e
Ed Gagliardi (basso) questo '
Spys', musica illuminata sin dall'iniziale
'Don't run my life' che vola sulle note di un riff molto cromato per via del suo effetto turbina.
L'album è prodotto dal maestro
Neil Kernon e infatti inocula alcune strategie di suono che renderà poi imperdibile '
Under lock and key' dei
Dokken; altrimenti provate a spiegare '
She can't wait' o '
Danger', ma al contrario dei Dokken gli Spys rimangono spostati, come dicevo in precedenza, su strutture futuristiche che ammalieranno tramite i World Trade per mezzo di altri, prossimi, signori degli anelli dell'aor come
Bruce Gowdy e
Guy Allison, poi appunto negli ineguagliabili
Unruly Child e se si vuole l'impeto iniziatico è da ricercare tra i solchi di
90125 degli
Yes.
'
Desiree'' è di ascolto più facile e la timbrica del piano che accompagna è in puro stile Foreigner, per quella che poteva essere una hit single. '
Into the night' è monumentale, per i cultori del genere è come ascoltare i Mayday che rifanno il verso agli Starz (lo hanno fatto davvero con '
So young, so bad' ) con un tocco già vicino al class-metal, almeno tre anni prima dell'esplosione del genere su larga scala. ''
Hold on' è l'atto meno appariscente di tutto l'album prima che la finale '
No harm done' spieghi alle legioni dell'aor sofisticato che in questi solchi risiede anche il seme degli Unruly Child, appunto.
Rimarcando però che le intonazioni vocali di
John Blanco sposano un po' più le teorie di
Jon Anderson che quelle di
Mark Free, ma non così grossolanamente in falsetto come lo Yes-man.
Comunque ancora oggi sono sedotto da 'Spys', tutto sommato, un suono vergine che nessuno è riuscito a replicare, fortunatamente per loro.
An original rock Classic.