Davvero un bella boccata d’ossigeno, questo terzo lavoro dei Dead Poetic.
“Vices”, abbandonate quasi del tutto le tentazioni emo-core del passato (ricordiamo, a questo proposito, soprattutto l’ottimo “New medicines” del 2004) si tuffa anima e corpo in sonorità vicine al post-grunge se non addirittura a certe soluzioni derivate dal nu-metal, offrendo all’ascoltatore innamorato di A Perfect Circle, Deftones e, perché no, pure One Side Zero e Hoobastank, un’altra occasione di godere di un’analoga attitudine nel combinare melodia, intensità, dramma e grinta, con una qualità che difficilmente lo potrà lasciare indifferente.
Anche senza troppa originalità, il combo americano capitanato dalla vibrante voce di Brandon Rike dimostra, con l’importante contributo ispirativo diretto (l’incredibile Chino Moreno partecipa, anche in fase di scrittura, al formidabile pathos avvolgente e angoscioso di “Paralytic” e “Crashing Down”) e “indiretto” degli autori del fondamentale “White Pony”, nonché grazie al competente supporto produttivo di Aaron Sprinkle (Anberlin, Pedro The Lion), di avere tutte le doti per arrivare molto in alto in un genere musicale che, almeno al cospetto dell’apparato uditivo del sottoscritto, già da qualche tempo mostrava più di un affanno.
“Cannibal vs. cunning”, “Lioness”, “Self – destruct & die”, la stupenda “In coma”, “Sinless city”, le due già menzionate tracce che vedono coinvolto Mr. Moreno e comunque un po’ tutte quelle che compongono questo assai godibile Cd, si manifestano come canzoni di grande spessore, pulsanti, emozionanti e coinvolgenti, che forse sorprenderanno per un attimo i die-hard fans del gruppo a causa del “cambio” di direzione, ma che sono sicuro li sedurranno irrimediabilmente subito dopo, senza tener conto di quanti saranno i nuovi adepti presumibilmente conquistati dalla forza espressiva e dall’istantaneità di queste eccellenti composizioni.
“We never set out to be a “cool” band – just a good band”, con queste parole Rike conclude il suo intervento chiarificatore in merito al “nuovo” corso dei Dead Poetic, ribadendo la loro credibilità artistica … ebbene, direi proprio che l’obiettivo è stato ampiamente raggiunto.
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