Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2021
Durata:48 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. DON’T LEAVE ME (WITH A BROKEN HEART)
  2. (I’M A) BAD HABIT
  3. EVERLYN
  4. FREEDOM
  5. MIDNIGHT RAIN
  6. CAN’T GET ENOUGH
  7. REASON TO SURVIVE
  8. HEART OF STONE
  9. NITELIFE
  10. HEAD OVER HEELS
  11. LIVING DEAD
  12. LIVING FOR

Line up

  • Robin Red: vocals, backing vocals, bass
  • Dave Dalone: guitars, synthesizers, backing vocals, percussion.
  • Mats Eriksson: drums
  • Erik Modin: percussion
  • Joan Eriksson: piano, backing vocals
  • Jona Tee: organ
  • Petra Eriksson: backing vocals

Voto medio utenti

Con i Degreed Robin Ericsson ha cercato di praticare un’impavida sintesi tra hard melodico nordico e taluni modernismi dell’alternative e se in quel caso i risultati, pur godibili, hanno finora mostrato qualche difetto di coesione, nelle nuove “vesti” di Robin Red il cantante svedese si affida a un più “rassicurante” approccio tradizionale, conquistando istantaneamente i sensi degli appassionati del genere.
Il suo primo eponimo disco solista è, infatti, un’opera davvero piuttosto riuscita e appassionante, in grado di assimilare in maniera istintiva e ispirata gli insegnamenti di Europe, Rick Springfield, Foreigner e John Waite, restituendo all’astante una dozzina di canzoni di eccellente livello artistico, scandite da una conduzione vocale molto emozionale e comunicativa.
Si comincia con una “Don’t leave me (With a broken heart)” in grado di provocare sussulti d’apprezzamento ai seguaci di Europe, Ten e Bon Jovi, mentre in “(I’m a) bad habit” il nostro svela, conservando competenza e freschezza, il suo lato maggiormente energico e bluesy (e qui la lezione di Bad Company e Foreigner appare veramente importante), per poi piazzare, con “Everlyn”, un’accattivante e avvolgente melodia “a presa rapida”.
Freedom”, la vaporosa “Midnight rain” e la splendida “Head over heels” omaggiano in maniera brillante la grande “scuola” del rock radiofonico yankee, capace d’irrobustirsi nuovamente nelle adescanti pulsazioni soniche di “Can’t get enough” o di ostentare suggestive velleità elettro-acustiche in ”Reason to survive”, una sorta di convincente miscellanea tra Tyketto, Extreme e Mr. Big.
Altre copiose ed emozionanti vibrazioni adulte le procurano “Heart of stone” e la vagamente Bryan Adams-escaNitelife”, per un programma che riserva ancora la grinta di “Living dead” e la pastosità soul di “Living for”, a completamento di quarantotto minuti di ottima musica.
Realizzato con il supporto di Dave Dalone degli H.E.A.T. (che produce e contribuisce in sede esecutiva e compositiva), “Robin Red” accantona ambiziose prospettive ibridatrici e propone una “semplice” raccolta di buongusto sonico “classico”, di quel tipo che non può proprio lasciare indifferenti gli estimatori del settore.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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