Il trio scandinavo è un monolite pesante carico di fuzz e distorsione, un elefante sonoro pronto alla carica.
Ma non è solo tutto questo, perché il terzetto svedese oltre a generare un muro di suono al contempo distinguibile in ogni singolo strumento ha numerosi colpi.
Oltre a immergere l’ascoltatore in una cortina doom metal, con questo nuovo album è maestro nel bilanciare potenza a delicatezza emotiva; non è da tutti, il merito è da attribuire soprattutto al cantante e chitarrista
Thomas Jaeger capace di offrire una prestazione sentita e partecipe.
L’opener è esplicita in tal senso; brano lento, denso di riff compressi e umori hard però la voce del vocalist limpida ed evocativa.
Grande l’apporto della chitarra in questo senso perché in sede melodica sfodera un approccio blues.
“
To each their own” è un brano ciondolante ma ricco di influssi seventies acidi.
Molto apprezzabile la parte centrale acustica con chitarre effettate liquide per poi caricare con le distorsioni; questo dualismo rende il brano vario, emotivo e soprattutto tiene alta la concentrazione.
La band ha numerose e disparate influenze tra
Slayer, AC/ DC, Goatsnake ed
Entombed, sulle prime si rimarrebbe di sasso ma se si ascolta bene questo background fa capolino però attenzione, personalizzato a dovere.
Proprio la band guidata dal compianto
Lars Goran Petrov salta fuori nel brano “
I’ll be damned”; basta sentire quel riff inconfondibile e il mood della composizione per capire che non è un nome messo lì per caso.
Gustosa traccia dove le chitarre colpiscono e graffiano ma sanno anche cucire melodie, la voce del singer è messa dietro agli strumenti e soprattutto effettata a dovere.
La titletrack per certi versi potrebbe chiamare in causa persino i
Floyd del periodo di mezzo per saper essere melanconici ma non mielosi; inizio sommesso con un arpeggio acustico ed un tempo lento dalle melodie umbratili che esplodono travolgendo tutto.
Questo brano è il più lungo del lotto di questo quintetto di canzoni, eppure ti coinvolge emotivamente perché questa band sa toccare le corde dell’emozione, sentite la chitarra con le sue evoluzioni melodiche poi mi direte.
Grande ritorno a distanza di due anni dal precedente full, un disco che mi ha piacevolmente accompagnato in queste giornate autunnali, ad avercene di album così.
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