Chi ha una discreta competenza non solo in campo rock, ma dispone anche di una buona conoscenza cinematografica, forse converrà col mio ragionamento.
Quando vidi per la prima volta il film inglese
Still Crazy, che raccontava le peripezie e le pazzie degli
Strange Fruit, gruppo semi-famoso grazie a qualche hit negli anni 70 ed in rampa di rilancio sulla soglia del nuovo millennio, il mio pensiero si rivolse immediatamente agli
Heavy Metal Kids. Il regista di quel film sembrava aver preso spunto direttamente da loro, incluso il talento di compositori ed entertainer che, nella serata giusta, li faceva sembrare la band migliore al mondo ma che, ai bagliori della luna sbagliata, li metteva letteralmente nelle condizioni di sputtanare tutto. Gli Heavy Metal Kids in realtà non hanno alcuna affinità col genere musicale incluso nel loro nome, se non forse a posteriori nell'influenza stilistica esercitata in alcuni esponenti dello street più verace ed esplosivo.
Mi vengono in mente, così a spanne,
Quireboys,
The Black Crowes,
The Dogs D'Amour, e mi fermo qui per rimanere ai nomi più importanti e conosciuti. In realtà, sembra che il quintetto abbia optato per questo nome dopo averlo letto nel romanzo di
William S. Burroughs dal titolo
Nova Express, in cui si parlava di una banda di strada omonima. Dal punto di vista strettamente espositivo, siamo invece dalle parti dei
Faces di
Rod Stewart, oppure dei
Rolling Stones di "
Sticky Fingers", anche se si nota sicuramente una goccia di "kitsch" in più, che li rende indubbiamente più attuali e credibili ai gusti del pubblico dell'epoca. Gli Heavy Metal Kids sono un quintetto che vede
Gary Holton alla voce,
Danny Peyronel alle tastiere,
Keith Boyce alla batteria,
Micky Waller alla chitarra e
Ronnie Thomas al basso. Si formano ovviamente a Londra, quando il rock'n'roll non era solo un marchio di fabbrica artistico, ma anche uno stile di vita dai risvolti troppo spesso perniciosi. Dopo aver stilato un repertorio proprio, il gruppo si ritrova a gennaio 1974 presso gli Olympic Studios, siti nella capitale inglese, per dare una forma al loro primo album da studio. Nonostante un approccio che richiama ovviamente i pesi massimi dell'epoca (i già citati Faces, gli Stones, ma anche giganti d'oltreoceano come gli
Aerosmith) l'omonimo esordio "
Heavy Metal Kids" dimostra una scalciante vitalità che lo pone in un anfratto musicale tutto suo.
Il riff sporco e sudaticcio di "
Hangin' On", accompagnato dallo sguaiato cantato di Holton, mette infatti in mostra un'entità forse già troppo trasgressiva per i canoni inglesi del periodo, imborghesitisi dopo il climax raggiunto da "
Sticky Fingers". Il pianoforte apre "
Ain't It Hard", ma non si pensi ad una mielosa ballad, perché gli Heavy Metal Kids non fanno prigionieri nemmeno in queste vesti di rockers dall'anima rhythm and soul, piazzando un refrain dall'impatto micidiale. Per gli slow, rivolgersi invece a "
It's The Same", che sprigiona struggente decadenza nelle linee vocali ed inedita dolcezza nel superlativo assolo di tastiera autografato da un Danny Peyronel in stato di grazia. Keith Boyce e Ronnie Thomas ovviamente parlano la lingua del vero rock'n'roll, quando batteria e basso rappresentano ancora il cuore pulsante di qualsiasi vera band che si rispetti. Lo dimostrano persino nel reggae di "
Run Around Eyes", spingendosi a vicenda in una ipotetica gara nel chi riesce a risultare più decisivo. Se la divertentissima "
We Gotta Go" assomiglia ad un mix tra party rock e melodie popolari, "
Always Plenty Of Women" eleva la tonicità elettrica, come se il Rod Stewart di "
Every Picture Tells A Story" decidesse di alzare ulteriormente la testa verso l'immediato futuro, col punk che di lì a poco avrebbe stravolto tutto.
Nel loro piccolo, gli Heavy Metal Kids sono infatti dei precursori, attingendo sicuramente dal presente e dal passato, ma lasciandosi anche alle spalle un eccesso di formalità che inizia a rendere il rock'n'roll classico roba per tromboni nostalgici. Lo dimostrano canzoni come "
Nature Of My Game", la semi-ballad "
Kinda Woman" e la scatenata "
Rock'n'Roll Man", tracce sicuramente rispettose della tradizione ma allo stesso tempo "anarchiche" nello stile di esecuzione. Dopo altri due album ("
Anvil Chorus" e "
Kitsch"), gli Heavy Metal Kids saranno tuttavia destinati a bruciarsi presto, anche per colpa della dipendenza verso gli stupefacenti di Gary Holton, che lo porterà ad una triste morte nel 1985.
Boyce, Peyronel e Thomas tenteranno un rientro sulle scene con lo storico banner nel 2003, in occasione dell'album "
Hit The Right Button", e mi piace pensare che la loro decisione sia avvenuta dopo la visione di Still Crazy. D'altra parte, "
a Dio doveva piacere tutta quella roba anni 70", recita il finale del film.