Da oltre dieci anni, i transalpini
Vortex of End sono portavoce del death/black più puro ed incontaminato che possiate trovare in giro, assurgendo, di fatto, ad una vera istituzione in questo specifico settore che vede, a mio modesto parere, i polacchi Azarath veri e propri numi tutelari da venerare ed onorare in religioso silenzio.
I nostri, e qui ci stanno i miei complimenti, non sono da meno ed il nuovo
"Abhorrent Fervor" è un monolite, nero e spaventoso, di purissima violenza che sa unire, in modo quasi matematico, lo spirito del death di una volta con la scuola francese del metallo nero in un vortice sonoro che non lascia spazio a nessun compromesso, distrugge ogni cosa al suo passaggio, e sprizza odio grazie al suo magistrale riffing e ad una sezione ritmica che incede, belligerante, senza mai voltarsi indietro.
In poco meno di quaranta minuti, i
Vortex of End danno sfoggio di classe (alcuni rallentamenti sono da applausi) e di rara ferocia esecutiva, anche nelle partiture più magniloquenti, consegnandoci sei brani indemoniati, marci e possenti, taglienti come rasoi e sorretti da una registrazione praticamente perfetta nel suo saper esaltare l'alone di devastazione che permea un album devoto al maligno ed estremo in ogni suo anfratto.
"Abhorrent Fervor" è, dunque, un album per chi ama la musica estrema "vera" e non di facciata, è la manifestazione dell'abilità di musicisti nati per suonarla ed è il più classico degli esempi che, per risultare convincenti, serve la reale dedizione a qualcosa e non l'occhio rivolto al portafogli.
Qui, signori miei, c'è poco da scherzare.
Questo è il male in musica.
Fate vostro questo piccolo gioiello nero e godete della sua furia.
Mostruosi.
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