Se i
Seth hanno pubblicato un capolavoro di black melodico con lo stupendo “
La Morsure Du Christ”, ecco che i compatrioti
Aorlhac rispondono con il nuovo album.
Un disco che è feroce, epico ed orgoglioso; era difficile fare meglio del precedente album del 2017, ed invece questi galletti tirano fuori il cosiddetto coniglio dal cilindro.
Un disco pieno, denso di virilità, malinconia, fierezza ed aggressività con nessun cedimento alcuno; un fiume di lava intenso come quello che scaturisce dalla bellissima copertina che incornicia questa quarta uscita.
Si parte col botto con la furente “
La colère du volcan”, grandioso e bruciante affresco black metal che racconta musicalmente il terrore della natura che si scatena incontrollabile.
Sfuriate in blast beats con chitarre in tremolo picking zanzaroso e screaming veemente che si alterna con un growl rabbioso; all’interno ci sono cambi di tempo con vari utilizzi della melodia che sfruttano il pathos generato dalle due voci alternate.
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Au traverse de nos cris”, investe con furia speed per poi ecco arrivare la percussione inarrestabile della sezione ritmica.
I francesi procedono senza remore con un’architettura furente ma ricca di lirismo ed epicità, si sente certo amore per sonorità heavy ma irrobustite dal metal estremo, difatti ci sono inserti di voce pulita che rendono ancor più avvincente il tutto.
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Nos hameaux désespérés”, ha un riff iniziale memorabile; brano denso di disperazione che filtra attraverso la prova vocale per poi esplodere in una sfuriata densa di pathos.
Anche qui la voce pulita entra nella composizione con una prova eccelsa; i cambi di tempo variano il tutto e tengono alta la tensione come la trama disegnata dalle chitarre; il mid tempo finale è la conclusione perfetta per questa canzone epica ed orgogliosa.
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Averses sur Peyre-Arses”, è una strumentale di due minuti e poco più dove gli arpeggi acustici vengono arricchiti da interventi di fisarmonica e percussione in un mood madrigalesco affascinante.
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La guerre des esclops”, è la summa perfetta per definire l’epic black metal; perché è un inno furente, fiero e virilmente guerriero contro chi vorrebbe schiacciare la popolazione.
In questo brano si alternano sfuriate in blast beats a up tempo incalzanti con la sezione ritmica che non sbaglia un colpo anzi facendomi sobbalzare con uno speed metal serrato coinvolgente, il finale lento ed emozionante chiude il tutto.
Mamma mia che disco, che ritorno; i transalpini impreziosiscono ancor di più il loro cammino con questo nuovo lavoro e devo dire che personalmente sono da Top Album nella mia classifica di fine anno, applausi!