Riecco i
Brainstorm, alle prese con il loro tredicesimo album, sempre coerenti, solidi e compatti, come può essere solo un gruppo coeso (pochissimi negli anni i cambi di line-up) e con le idee ben chiare. Certo, aiuta, e non poco, avere dietro al microfono un cantante di assoluto valore come
Andy B. Franck, che da quando è entrato nella band (prima si "scaldava" con gli Ivanhoe) in occasione del loro terzo album "Ambiguity" nel 1999, ha sicuramente contribuito a delineare il sound dei
Brainstorm lungo coordinate musicali che già in passato già provato a descrivere come un Heavy Metal moderno che ha saputo aggregare alle origini del gruppo, legate alla scuola teutonica, influenze tipiche di quella statunitense.
Per prima cosa fa piacere vedere come le incertezze riscontrate ai tempi di "Scary Creatures" (2016) e poi solo parzialmente recuperate dal successivo "Midnight Ghost" (2018), vengano ora completamente spazzate via da un album che non ha nulla di invidiare ai migliori episodi del loro passato, da "Firesoul" a "Metus Mortis" passando da "Liquid Monster", e si affianca a "On the Spur of the Moment" nel ruolo di highlight all'interno della loro nutrita discografia.
Non che la scelta della solita intro a base di canti Gregoriani ("
Chamber Thirteen") mi faccia impazzire, ma tutto passa in secondo piano quando attacca il guitarwork dirompente di una "
Where the Ravens Fly" davvero ben riuscita, tanto da suscitare la sensazione di trovarmi di fronte al
fiore perfetto... beh, quello che cercava l'irriducibile Katsumoto ne "
L'ultimo Samurai" per poi trovarlo solo sul punto di morte. Toccando ferro - quello forgiato nelle pagine di Metal.it ovviamente - spero di non essere arrivato già a quel punto, e fortunatamente mi accorgo di stare proseguendo nell'ascolto, incappando così in "
Solitude", mid-tempo anthemico e in grado di emozionare con il suo sviluppo cupo e drammatico. Ma non è un caso: sembra proprio che i
Brainstorm abbiano messo in campo tutto il meglio che si poteva aspettare da loro e non sbagliano un pezzo, riuscendo a dare vita ad altre otto (nove con la bonus track) canzoni spettacolari, ognuna con la propria personalità, le sue variazioni di ritmo, di velocità e atmosfere assortite.
E non manca nemmeno qualche chicca, come la presenza dell'inconfondibile
Peavy Wagner sulla bellicosa "
Escape the Silence", mentre era un po' più prevedibile quella di
Seeb Levermann su "
Turn off the Light", visto che è proprio il frontman degli Orden Ogan ad avere curato la produzione di "
Wall of Skulls". E la mia scelta per indicare il brano più rappresentativo dell'album ricadrebbe proprio su "
Turn off the Light", un'altra scheggia impazzita in casa
Brainstorm che qui azzeccano anche delle stupende linee vocali sfruttate alla grande dai due cantanti tedeschi. Non che i pezzi che seguono siano poi da sottovalutare, sin dal Teutonic Power Metal di "
Glory Dissappears", letteralmente presa per mano da
Andy B. Franck, pronto poi a condurci nel turbinio di una "
My Dystopia" nuovamente compatta e frontale. Le tastiere di
Michael "Miro" Rodenberg (praticamente da sempre al fianco dei
Brainstorm) che ci introducono a "
End of My Innocence" sono il preludio al pezzo più poweroso e accattivante dell'album. Un tocco melodico che non manca nemmeno a "
Stigmatized (Shadows Fall)", che pur lanciata a discrete velocità si ammortisce quanto basta nel refrain, e soprattutto alla seguente "
Holding On", l'episodio più melodico del lotto, con i nostri che convincono anche in questo frangente.
Vi mancava la spinta dirompente della doppia cassa di
Dieter Bernert (ben coadiuvato da
Antonio Ieva)? Ecco per voi "
I, The Deceiver", altro brano con un ritornello che ti entra in testa facendo i capricci per uscirne ("
I'm the deceiver, I rule the night...").
E qui "
Wall of Skulls" avrebbe terminato la sua corsa ma per tutti quelli che hanno preso il biglietto "
Limited Edition" ecco un'ultima stazione: "
Cold Embrace", con i
Brainstorm che danno sfoggio di quel "
pugno di ferro in guanto di velluto" cui ci hanno ormai abituato.
Era troppo tempo che aspettavo dalla Germania un
altro album che fosse in grado di provare a rivaleggiare con "Enlighten the Darkness".
[... Katsumoto: “Il fiore perfetto è una cosa rara. Se si trascorresse la vita a cercarne uno, non sarebbe una vita sprecata.” ...]
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What else?