C'era una volta una band chiamata
Idle Hands, costretta a cambiare nome nel 2020 in
Unto Others per omonimia con un gruppo della California del Sud più astuto (avevano già registrato il monicker nel 2014) e dedito al blues...
La band originaria dell'Oregon aveva esordito nel 2018 con l'EP
Don't Waste Your Time - questo 'completato' nel luglio del 2020 da un secondo capitolo contenente altri due pezzi - tramite la
Lone Fir Records, fondata dagli stessi
Spellcaster per dare alle stampe il loro secondo omonimo album. Sciolti questi, il bassista
Gabriel Franco con
Colin Vranizan alla batteria e i chitarristi
Bryce Adams Vanhoosen e
Sebastian Silva forma i
Silver Talon insieme al cantante dei
Sanctifyre,
Wyatt Howell. Nello stesso 2017, però,
Franco,
Vranizan e
Silva danno vita agli
Idle Hands. L'anno successivo i primi due decidono di abbandonare una creatura per dedicarsi all'altra. Mentre il messicano
Silva continuerà con entrambi, partecipando anche alla nascita dei
Cobra Spell in Olanda con
Sonia Anubis (ex-
Burning Witch, ora nelle
Crypta) come "
Spyder".
Dopo questa bella storiella, veniamo alla domanda che tutti si pongono: è meglio o peggio di
Mana? Per chi non lo sapesse, questo è il titolo del debutto degli
Idle Hands (ehm,
Unto Others!), uscito nel maggio del 2018 per la
Eisenwald e ristampato - come tutto il catalogo - il 5 febbraio del 2021 con la nuova denominazione.
Iniziamo col dire che, è meno diretto. Non a caso, gli stessi hanno affermato che la gestazione è durata esattamente come un parto: 9 mesi. Meno diretto significa anche meno immediato, il che non è assolutamente un difetto. Perché, il dischetto a furia di girare delle soddisfazioni le dà comunque! Il tono, comunque, rimane basso. Vuoi per una maggiore accuratezza dei suoni, vuoi per una maggiore consapevolezza di non dover andare oltre l'ostacolo.
Al solito alternarsi di ritornelli avvincenti e melodie fin da subito memorizzabili, pare che
Franco & Co. abbiano optato per una profondità maggiore dei brani. Lo stile rimane sempre quello: un heavy metal classico con spruzzate di gothic rock. O, se preferite, suonano come il tipico gruppo dark degli anni ottanta che avremmo voluto suonasse più 'duro'! E qui si possono tirare in ballo sia i
Fields of the Nephilim di
Carl McCoy che i vari gruppi nati dopo che il despota
Andrew Eldritch fece naufragare
The Sisters of Mercy e
The Sisterhood. Ovvero, i
Ghost Dance del co-fondatore
Gary Marx e i
Mission di
Wayne Hussey e
Craig Adams. Per non parlare dei 'gemellati'
All About Eve!
Comunque, al sottoscritto non convince molto l'apertura del disco affidata a un pezzo come "
Heroin"... non per il titolo, sia chiaro! Ma, più per il rifferama riconducibile agli
Slayer di "
Hell Awaits" che disorienta un po' l'ascoltatore, forse rassicurando invece chi pensava ad un alleggerimento del sound. Perché questa è proprio una sfuriata che destabilizza tutto l'ascolto! Sarà fatto apposta?
Se vogliamo avanzare una prima critica, quella è sulla compilazione della tracklist: non risulta molto in bolla. Quindi, andiamo un po' a caso!
"
Summer Lightning", molto eighties nel suo incedere, presenta anche delle tastiere che donano un'ampiezza sonora che, sfruttata maggiormente, non snaturerebbe affatto lo stile del gruppo! Il brano è corredato anche da diversi effetti, comunque graditi per lo svolgersi dell'esecuzione.
Ci dev'essere, invece, qualche collegamento tra "
Instinct" e "
Dragon, Why Do You Cry?" del precedente album. Perché, in tutte e due i brani è presente un countdown che: nella precedente partiva da eight (?), mentre qui inizia con ten-nine. A tratti marziale nello svolgersi e, con un finale declamatorio!
La seconda in lista è "
Downtown", molto più 'a tema' dell'opener e presentata come singolo per la divulgazione dei dettagli sul disco avvenuta ad agosto. Anche qui tastiere a fare da tappeto e a donare leggerezza al susseguirsi delle strofe...
La decadenza arriva con "
Destiny", a tratti pare ricordare un certo gruppo finlandese che, per ovvi motivi, non esiste più. Contiene uno degli assoli più intensi di
Silva! O magari è del sempre fedele
Cory Boyd? Anche lui
Lucifer's Child.
Ottimo invece il drumming di
Vranizan in "
No Children Laughing Now", diffusa solo un paio di settimane prima dell'uscita. Risulta molto coinvolgente e, ad un certo punto, sfocia nel tanto decantato blackgaze (voce non compresa, ovviamente). Finendo nel classic metal!
A metà strada abbiamo uno dei pezzi forti del disco: "
Little Bird". Ha in dote un non so che di romantico radicato proprio negli anni d'oro della darwave. La base rimane heavy ma delicata nel suo avanzare... quasi fosse un'involuzione degli
Anathema!
Per l'annuncio della firma con la celebre/decaduta (fate voi!)
Roadrunner Records fu presentata "
When Will Gods Work Be Done". Mid-tempo col basso in evidenza - ora abbandonato del tutto da
Franco e affidato a
Brandon Hill - con finale a doppia cassa e svisate varie... compresi gli scoppi!
"
Why" è una bella fucilata piazzata lì in mezzo tanto per accelerare un po' il passo. È evidente che non sia uno dei pezzi migliori però, serve a smuovere un po' la seriosità del platter con quel flavour melodico. Come la rude "
Just a Matter of Time" che, con un semplice refrain e un assolo azzardato, funziona quanto basta!
In chiusura troviamo la speranzosa title track, con la sua chitarra zanzarosa trascinata e alternata a quella arpeggiata, e 'qualche uccellino' porta un po' d'aria fresca... prima di battiti di mani e urla finali a caso!
Il livello rimane alto per tutta la durata del full-length, non c'è alcun dubbio. Però, rimetterlo daccapo non viene molto spontaneo come accadeva (e accade tuttora!) con quello del 2019. In ogni caso, pecche evidenti - eccetto qualche buca in centro - non ne presenta tante! La produzione è praticamente perfetta: riuscire a far diventare qualcosa di vintage tanto moderno non dev'essere molto semplice. A proposito, c'è da segnalare la cover di una hit di
Pat Benatar che, a causa del tema trattato, non ebbe il privilegio di essere pubblicata come 45 giri. L'interpretazione di "
Hell Is for Children" è sicuramente incalzante, anche se segue in modo pedissequo il brano originale. Per fortuna i ragazzi sanno come renderla avvezza ancor di più alle nostre orecchie!
Di questa nidiata tendente al gothic che avanza, non sono di certo estremi come i
Tribulation! Anche perché la voce si avvicina più a quella di un
Danzig, anche se un po' meno elvisiana (se così si può dire) e più modulata. Direi che potremmo accostarli più verso un gruppo di cui presto vi parleremo:
The Night Eternal.
P.S.: Se siete ancora in tempo, andate a sentirvi gli altri due brani incisi anch'essi tra il giugno del 2020 e l'aprile scorso nei
Redwood Studios con
Arthur Rizk! >
link