Avviso ai naviganti: se il solo sentir nominare le parole “brutal” e “grindcore” vi porta irritazione/prurito/gonfiore vi consiglio di non proseguire con la lettura e di volgere lo sguardo verso le altre recensioni che giornalmente escono su Metal.it
Dato a Cesare quel che è di Cesare, parliamo ora dei
Fluids, terzetto proveniente dall’Arizona che a dispetto della recente formazione ha già una discografia corposa in cui spiccano, fra numerosi EP e split, già tre full length formati da quella materia folle e impazzita che prende il nome di grindcore e alla quale si aggiungono diversi excursus in ambito brutal.
Che il nome della band stia crescendo all’interno della scena, uscendo dal ristretto circolo di appassionati del genere, lo si capisce anche dall’interesse di una etichetta di spessore come la
Hells Headbangers che ha colto la palla al balzo per pubblicare su lp la presente compilation intitolata “
Fluids of death” uscita a cavallo di
“Ignorance exalted” e
“Not dark yet”, rispettivamente secondo e terzo disco del terzetto americano.
Come in tutte le compilation, il materiale ha una provenienza eterogenea raccogliendo le uscite (difficilmente reperibili) del periodo 2018/20 e che vanno dall’EP “
Arterial rift” fino “
Riddled” e ciò fa sì che durante l’ascolto si avverta l’avvicendarsi delle differenti registrazioni.
Sotto l’aspetto prettamente musicale, i
Fluids sono una di quelle band grindcore che ama inserire all’interno delle proprie produzioni elementi esterni ai semplici strumenti dando ampio spazio all’utilizzo di samples di diversa natura così come non sono assenti intro eseguiti con synth e tastiere.
Quando i ritmi impazziti rallentano, i
Fluids entrano in territori prettamente brutal dal groove spiccato. Ciò è particolarmente accentuato dal fatto che le frequenze occupate dal basso sono piene e vibranti rendendo la loro proposta accumunabile a quella di gruppi come i danesi
Undergang, gli statunitensi
Rottrevore o addirittura i primissimi vagiti dei
Broken Hope (v.
“Piled”,
“Piled II – the repile” o
"Little village").
Ad accumunare i brani presenti in
“Fluids of death” è però una particolare sensazione o feeling che dir si voglia, ovvero quella di trovarsi al cospetto di un maleodorante vortice di sudiciume, rifiuti, poltiglie varie che, immorale e gorgogliante, intasa il lavello della cucina e che differenzia i
Fluids da chi invece è semplicemente cacofonico.
Come detto nell’introduzione, “
Fluids of death” non è un lavoro destinato ai palati fini, ma solo a coloro che sono abbastanza aperti di vedute per apprezzarne la marcia follia in putrefazione.
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