Svedesi di Västerås, i
10,000 Years avevano realizzato un buon Ep d'esordio lo scorso anno ed ora pubblicano per
Death Valley il primo album esteso.
Immaginatevi gli High on Fire meno bombastici e con una marcata venatura acid-psych, ed avrete la sintesi del sound prodotto dal power-trio scandinavo. Stoner-sludge grasso e colloso, con i riff ribassati e stordenti, il passo medio-lento tachicardico, le rifiniture grezze e fumose, la voce pulita ma decisamente feroce sul genere Matt Pike e Scott Kelly.
Se siete fans degli stili più massicci ed heavy, qui c'è pane per i vostri denti. La partenza liquida e sonnambulesca di "
Gargantuan forest" si trasforma presto in un poderoso e pachidermico incedere alla Electric Wizard. Riff rovinosi e ritmiche immerse nell'acido, niente di nuovo ma abbastanza efficace. Più heavy e monolitica la seguente "
Spinosaurus", senz'altro debitrice agli HoF di "
Luminiferous", che prosegue il tema concept scelto dalla band: la drammatica esplorazione di un vascello spaziale alla ricerca di una nuova casa per l'umanità.
Sulle stesse direttive della precedente canzone si pone "
The mooseriders", mortalmente pesante e cadenzata ma con maggiori sfumature al suo interno, mentre "
Angel eyes" è un canonico mid-tempo stoner-sludge molto aspro e tagliente ma abbastanza derivativo.
Meglio il rifferama granitico e sferzante di "
March of the ancient queen", da scapocciamento continuo, che sottolinea l'abrasiva prestazione vocale di
Alex Risberg e finisce con una buona coda accellerata e trippy guidata dalla chitarra di
Erik Palm. Ottimo brano.
Il passo mammutesco di "
Prehuman walls" esalta la componente doom ben presente nel sound degli scandinavi, con echi degli Sleep di "Holy mountain", mentre gli otto minuti della conclusiva "
Dark side of the earth" ripropongono il contrasto tra elementi psych e la potenza slabbrata dell'heavy rock più torbido e feroce. Il trio riesce a creare un'atmosfera da Ragnarok dal tonnellaggio imponente ma apre anche a soluzioni fluide e scorrevoli, segno di una elasticità compositiva che fa ben sperare per il futuro.
Formazione interessante, non innovativa ma capace di sfruttare con profitto gli elementi distintivi di questo sottogenere. Potenti, incalzanti, rabbiosi, dannatamente heavy ma anche abili a non diventare ossessivi e monotoni. Album consigliato agli appassionati in cerca di novità stimolanti.
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