Il capitolo “2” di album e concept di successo artistico (e non solo) è sempre un grande, grandissimo azzardo che può sì portare molto bene (
“Metropolis pt II”) ma pure molto, molto male (come dimenticare
“Operation Mindcrime II”?).
I
Paradox sono sempre stati un gruppo nemmeno di seconda fascia, ma pure di terza e hanno sempre brancolato più o meno beatamente nell’underground.
Nel 2021 il gruppo tedesco ha deciso di dare un seguito a
“Heresy” uscito nell’89 e che portò una certa fortuna al gruppo a suo tempo, giustificandone lo status di culto.
Parlando del concept che sorregge l’album è particolarmente interessante e affascinante visto che parliamo di tematiche storiche realmente accadute: la Crociata albigese. La Crociata albigese fu una sanguinosa campagna militare effettuata nel sud della Francia tra il 1209 e il 1229. Un argomento molto singolare, soprattutto se guardiamo nei meandri del Metal e trovo molto curioso il fatto che un gruppo tedesco abbia trattato questo argomento e non le Crociate del Nord che sicuramente sono più vicine al popolo germanico visto che sono state combattute da alcuni ordini monastico-militari tedeschi (i famigerati Teutoni insieme ai Cavalieri Portaspada e all’ordine Livoniano) negli attuali paesi baltici per convertire (a fil di spada) al cristianesimo le popolazioni pagane dell'area, ma disquisizioni storiche a parte è bene parlare del disco in sé e della musica in esso contenuta e di musica ne abbiamo veramente tanta visto che ha una durata che supera i settanta minuti… ma le idee sono sufficienti a giustificare una tale quantità di materiale?
Una bella domanda visto che parliamo di un lavoro che ha più di settanta minuti di musica.
Il disco è suonato (e registrato) molto bene: i suoni sono molto puliti e limpidi, le chitarre non vengono sacrificate e sono libere di macinare riffs su riffs in questa cascata di musica, le ritmiche sono veloci e le parti cantate sono quelle che più di tutte continuano ad avere un forte accento Power Metal, con tanto di cori che ben calzano in questo contesto lirico-musicale. Il risultato è quindi a metà tra il Thrash Metal attento alle melodie tipico della Bay Area e lo spigoloso Speed/Power teutonico. Peccato solo per l’eccessiva prolissità delle canzoni più lunghe che ripetono le stesse strutture, andando quindi a calare l’entusiasmo iniziale generato da molte buone intuizioni qui presenti e facendo perdere longevità a queste canzoni.
Un discreto lavoro dopo tutti questi anni di carriera da parte di un gruppo che si è sempre fatto valere nel bene e nel male: ai fans del gruppo questo disco piacerà, per tutti gli altri, beh meglio prima tastare il terreno con
Spotify o servizi similari.
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