“
So bene che non dovrei dirlo, ma odio profondamente questo album. Odio dove mi porta, come mi fa sentire e cosa rappresenta per me. Vorrei che non lo facesse. Ma in tutta onestà è così, ma non ho altra scelta che amarlo anche. Questo è tutto ciò che conta per me con la musica comunque. Non importa come mi fa sentire, purché sia così"
- Juha Raivio -
Un dolore lacerante, devastante, ingiusto, incomprensibile come quello che ha permesso al principale compositore dei finlandesi
Swallow The Sun di strappare dalla propria anima quel disco immenso che risponde al nome di "
When a Shadow is forced into the light" (non vi tedierò oltre: vi rimando
qui per conoscerne la genesi), non poteva certo sparire nel breve volgere di due anni.
Poteva solo trasformarsi, essere trasferito nella parte più profonda dell'artista e -se possibile- rendere la sofferenza ancora più acuta: "
Moonflowers", ottavo album del sestetto edito come sempre dalla
Century Media Records, è dunque il segno che il patimento ha lasciato e continua a lasciare sul chitarrista.
Un particolare a sostegno di questa tesi: invece di commissionare la copertina dell'album ad uno studio esterno,
Raivio ha usato fiori secchi che aveva raccolto ed il proprio sangue per dipingere la luna che adorna la copertina del disco.
Le otto canzoni del nuovo lavoro sono intime, il lavoro degli archi e delle tastiere è importante in tal senso, le parti vocali pulite sono preponderanti (e sebbene le linee vocali non siano originalissime, restano fortemente evocative), le accelerazioni - addirittura ai confini del black in alcune parti di "
This House Has No Name" - messe in secondo piano.
Il dolore è divenuto una corrente sottorranea, dolente ma invisibile, che solo di rado trova il modo di esplodere in superficie scavando con la sua furia il mood quasi soffuso che pervade tutto il disco: eccellente in tal senso la collaborazione con
Cammie Gilbert degli
Oceans of Slumber nella eterea "
All Hallow's Grieve".
Angoscia che è palpabile in brani pesanti, plumbei, opulenti nella perfezione delle loro partiture come "
Enemy", "
Keep Your Heart Safe Frome Me" o "
The Void".
Un amico/collega al solito acuto (lui sa di chi sto parlando) ha dato un giudizio sintetico su "
Moonflowers" che voglio condividere perchè lo trovo perfetto: sebbene sia impeccabile formalmente, prodotto splendidamente, composto da brani toccanti ed emotivamente coinvolgenti, questo disco rischia di fare la fine di "
Draconian Times" dei
Paradise Lost, un lavoro eccezionale che ebbe l'unica colpa (forse) di uscire dopo un monumento come "
Icon".
Resta un fatto: il 99% delle band sulla piazza venderebbe l'anima pur di comporre o anche solo pensare un disco come questo; nel restante 1% vi sono i fenomeni come gli Swallow The Sun.
STS - "
Moonflowers" (full album)
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