Vi risparmio il preambolo per evitare che facciate zapping digitale:
per sapere quanto io ami gli
Omnium Gatherum vi rimando alle quattro cialtronerie che scrissi a proposito di "
The Burning Cold" (2018) ed a quanto rimasi di melma durante il suo ascolto essendo arrivato dopo due dischi pazzeschi come "Beyond" e "
Grey Heavens".
Possiamo quindi arrivare a parlare del nuovo nato, il nono della carriera della band, "
Origin" pubblicato ancora con
Century Media Records.
Lineup rinnovata in tutta la sezione ritmica -
Erkki Silvennoinen (basso) e
Tuomo Latvala (batteria) hanno lasciato il posto a
Mikko Kivistö e
Atte Pesonen - gli
Omnium Gatherum tornano alla grande dopo il claudicante precedente.
A questo punto le difficoltà di "
The Burning Cold" si comprendono meglio grazie alle parole (ovviamente svelate a posteriori) del chitarrista e fondatore
Markus Vanhala:
"
I nostri cari fan dovrebbero sapere che dal precedente lavoro in studio "The Burning Cold", metà della formazione della band è cambiata. Direi abbastanza sorprendentemente perché non abbiamo avuto grossi problemi, almeno per quanto ne so.
Questo tumulto interno ha sollevato nuvole scure nel vasto cielo della band e tutto stava cadendo a pezzi... beh, almeno per alcune ore. Dopodiché, come molte volte prima, abbiamo deciso di trasformare queste difficoltà in qualcosa di meglio!"
E "
Origin" è davvero qualcosa di meglio, qualcosa di grande, qualcosa che ridà lustro al blasone della band e ricorda ai fan (me compreso) quanto meraviglioso sia lo stile della band, quell'adult oriented death metal che loro stessi utilizzano per definire il loro modo di fare musica.
Le melodie sognanti, le atmosfere magiche, la poesia naturale profusa nelle partiture a piene mani dalla coppia
Vanhala/Koivisto come sempre si scontrano e si intrecciano con il growl cavernoso, basso e ruvido di
Jukka Pelkonen dando vita ad un risultato accattivante e dal quale risulta arduo separarsi.
Spesso si legge in alcune recensioni "
disco senza filler" forse esagerando: credetemi sulla parola -anzi no, andate ad ascoltare e fate un favore a voi stessi- dall'intro "
Emergence" passando per i tipici brani in stile
OG "
Prime" e "
Paragon" o la più ruffiana "
Reckoning", l'incalzante urgenza di "
Tempest" come la magnifica e grassa opulenza della conclusiva "
Solemn" non troverete una singola nota fuori posto in "
Origin".
Se l'obiettivo dichiarato - utilizzo ancora i pensieri di
Markus - era ottenere "
una potente miscela di vecchie radici death e nuove vibrazioni AOR che si ottengono ascoltando i Survivor e guidando una Corvette lungo le coste assolate di Miami" non possiamo che applaudire per il centro pieno ottenuto dai ragazzi di Kotka.
"
Origin" è un ritorno alle origini per gli
Omnium Gatherum, è avere altre perle da affiancare a brani spettacolari come "
New Dynamic", "
The Sonic Sign" o "
Frontiers": lasciate perdere i venditori di brillantini, di scarpe o di caffè e regalate a voi stessi della grandissima musica!
Omnium Gatherum - "
Reckoning"
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