Il rischio di deludere nel proporre un "Part II" è sempre dietro l'angolo, soprattutto quando ci si arrischia a farlo a distanza di anni, con la speranza di ricreare non solo le vecchie atmosfere ma anche qualche di aspettativa in più.
Non è comunque questo il caso dei
Lords of Black che danno alle stampe "
Alchemy of Souls - Pt. II" a nemmeno ad un anno di distanza dalla sua prima parte. Facile quindi riscontrare una continuità compositiva ed esecutiva trai due lavori. Infatti, il mood dei due "Alchemy of Souls" è decisamente affine e allineato alle precedenti realizzazioni dei
Lords of Black, il cui imprinting è ormai ben definito, tanto dal songwriting e dalla chitarra di
Tony Hernando quanto dalla voce di
Ronnie Romero.
Il cantante cileno non è presente su "
Prelude (Alchimia Confessio 1458 A.D.)", solita intro di rito che ci accompagna sino a "
Maker of Nothingness", e qui sì che
Romero si fa sentire, dando calore a un brano già pulsante di suo, grazie al bel tiro di
Dani Criado e
Jo Nunez, e dove
Tony Hernando piazza un lungo assolo da brividi. E da applaudi. Gli stessi che merita la seguente "
What's Become of Us", che guardando tanto al Power quanto al Hard Rock si rivela all'altezza dei migliori episodi di "II", grazie a una prova collettiva esplosiva e di assoluta qualità. Non che i seguenti brani mostrino invece il fianco a critiche, anzi, ognuno ha i suoi spunti di interesse, come l'insistere sui synth, ad esempio su "
Bound to You" e "
Mind Killer", che a sorpresa non mi sono affatto spiaciuti, ma anche chiudere l'album andando a reinterpretare a modo loro "
Sympathy", degli Uriah Heep (da "Firefly" del 1977).
Ammetto che il pensiero che nell'occasione i
Lords of Black potessero avere un calo di intensità, un po' per un senso di appagamento oppure semplicemente per aver messo il pilota automatico, mi era passato per la mente, tuttavia episodi come la melodica e malinconica "
Before that Time Can Come", la speedy "
Death Dealer" o "
Fated to Be Destroyed" (addirittura con tratteggi Thrash), sono stati lesti a schiarirmi le idee. E cosa puoi aggiungere quando poi incappi in due stupendi pezzi come "
Prayers Turned To Whispers" e "
No Hero Is Homeless" dove i
Lords of Black si giocano tutte le carte del mazzo con una varietà compositiva ed esecutiva che non è per tutti, vincendo pure a mani basse?
Visto che non c'è due senza tre, aspettiamo i
Lords of Black con il capitolo conclusivo di questo loro concept, immaginando che manterranno l'alto livello qualitativo cui ci hanno ormai abituati e che allo stesso tempo alzeranno ulteriormente l'asticella. Di margine ne hanno ancora.
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