Se guardo al mio primo incontro con gli
Existance non posso che riconoscere tutti gli aspetti positivi che avevo già rilevato su "Steel Alive" (2014) ma devo anche registrare dei miglioramenti. Infatti, su "
Wolf Attack" la formazione francese si ripresenta all'appello con un impatto davvero invidiabile. La doppietta iniziale scatta al via sulle sue pulsazioni ottantiane, con le inevitabili influenze già citate in passato sempre più sottotraccia, dato che gli
Existance sembrano averle convogliate in un sound personale e distintivo, le cui redini restano saldamente nelle mani di
Julian Izard.
Credo che nella loro crescita molto sia dovuto alla possibilità di andare in tour e suonare a festival al fianco di gruppi come Saxon, Gamma Ray, Primal Fear e Riot IV e a musicisti del calibro di Adrian Vandenberg e Joe Lynn Turner. Ma gli
Existance ci hanno messo pure tanto del loro, dando pure vita ad una propria label, la
Black Viper Records, per la quale era uscito nel 2016 il loro terzo album "Breaking The Rock" e ora il nuovo "
Wolf Attack".
E a proposito di Rock, un brano come "
Rock'n Roll" non può passare inosservato con quel suo tiro hardeggiante alla Dokken e con un pizzico di Krokus, e non si può ignorare nemmeno "
Jennie's Dreams", mid tempo dalle ottime intuizioni e con un gran lavoro dei due chitarristi,
Antoine Poiret e lo stesso
Izard.
L'intro, e non solo quello, di "
Sniper Alley" è spiccatamente maideniano, un altro bel brano dove
Julian Izard evita di scimmiottare Bruce Dickinson e che i qualche frangente mi ha fatto venire in mente Robert van Haren degli olandesi Martyr. Un po' di schitarrate ed ecco che "
Preacher of Insanity" prende velocità e connotati maggiormente legati al Power Teutonico, come si ripete più avanti nella tracklist in occasione di "
Wolf Attack", ma si rimane in Germania anche con "
You Gotta Rock It" sulla quale aleggia lo spirito degli Accept.
All'appello mancava solo una ballad, ed ecco in soccorso ai francesi arriva "
Tears of Fire", non particolarmente originale ma figlia di una interpretazione sofferta e partecipe ben sottolineata da un malinconico pianoforte e scossa da qualche accelerazione qua e là.
In chiusura del disco, ecco infine "
Gwendoline", l'unico brano cantato in francese, un omaggio agli H-Bomb (l'originale era incluso sul loro esordio "Attaque" del 1984) e, direi, soprattutto al padre di
Julian Izard, Didier (venuto a mancare nel 2018) che era stato il primo frontman degli H-Bomb e aveva cantato proprio su quel disco. Chapeau.
Al quarto tentativo, l'attacco portato dagli
Existance si rivela vincente.
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