Avete presente le evoluzioni che il black metal ha messo in mostra negli ultimi trenta anni?
Beh, fate finta che non sia mai successo niente e che oggi corra l'anno 1991 (92 va bene lo stesso) e che ci si trovi in Norvegia.
Fatto?
Ottimo.
"Det Stora Tunga Sjuka", esordio per gli svedesi
Avskräde, appartiene a quel periodo storico. Nessuna evoluzione, nessuna originalità, nessuna stravaganza, a meno che non si voglia considerare tale l'atemporalità di questo album.
Primi Emperor, primi Darkthrone, quelli post esordio, chitarre ronzanti, batteria molto lineare, voce roca e carica di odio, una manciata di brani misantropici e gelidi al punto giusto.
Aggiungete una vaghissima impronta punk ed avrete il quadro completo.
Ora, ha senso un album come questo nel 2021?
Io non sono nessuno per rispondere, ma una cosa la posso dire: qui non si discute la veridicità e la spontaneità di un gruppo che suona, esattamente, quello che sente proprio e che da sfogo alla propria anima nera.
A me questo basta.
A voi?
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