La musica è destinata a seguire le mode. Non c'è nulla di male ma è cosa inevitabile. Negli anni '70 tutti volevano imitare quei capelloni dei Led Zeppelin, negli '80 era obbligatorio viaggiare ai 200 all'ora se non volevi l'etichetta di "poser", nei '90 dolci fanciulle hanno dovuto denunciare i trucidi fratelli per reiterato furto di make-up, oggi la tendenza pretende il mix di brutalità ed emozionalità, per cui tutti ad inventarsi chitarroni e vocioni alternati a fasi valium-depressive. Nessuno stupore quindi per l'ennesima formazione che si adegua a questa regola, nello specifico i napoletani Endorphine. Il loro secondo demo rientra alla perfezione nei canoni del crossover thrash-emo ed i loro tre brani, seppur non particolarmente innovativi, riescono a risultare ben costruiti ed interessanti. Se "Endorphine" stenta un po' a decollare, forse troppo concentrata a dosare con cura il minutaggio dedicato alle cupe atmosfere ed ai potenti stacchi di cadenzata aggressività, con uno sviluppo sin troppo calcolato e cerebrale mitigato dalla buona prova del vocalist Zaccariello, la successiva "Bodyman" si esprime in modo più brillante, sciolto, cattivo, innervata da vibrazioni death che la rendono spessa e furente e certamente più spontanea. "Unleashed godmind" torna al connubio di vocals crepuscolari e lunghe digressioni techno-thrash, con una sufficiente varietà di soluzioni, discreta maturità compositiva, un attitudine alla fantasia che permette al gruppo di non fossilizzarsi nella ripetizione monotona e scolastica, e dove emerge in modo rimarcabile la prestazione del drummer Daniele Ciao, articolato ed abile nei cambi di ritmo. Pur seguendo un filone ormai inflazionato, gli Endorphine possono collocarsi sopra la media delle realizzazioni di questo settore, traspare qualità dal loro lavoro e non sarei sorpreso di vederli al traguardo di un primo full-lenght entro breve tempo.

Contatti: endorphine@freemail.it