Da un paio di anni a questa parte, oltre al movimento di revival thrash, è sorto anche un rinnovato interesse per un sound più classico del metal, di cui negli ultimi anni abbiamo avuto prova della sua vitalità ed energia grazia a gruppi come Traveler, Riot City, Atlantean Kodex, Visigoth, Portrait, e molti altri ancora.
In questo 2021 vi si aggiungono anche gli Starscapes, progetto solista di
Anton Eriksson, polistrumentista svedese che sia nei singoli ed EP
"Pilgrims" (2020), aveva curato personalmente basso, chitarra, batteria, e tastiere, accompagnato dalla sola voce di
Per-Olof Göransson, entrato nel gruppo nel 2017. Le tematiche del gruppo vertono attorno a concetti fantascientifici, cosmici, e dei misteri che concernono il cosmo. A descrivere così, potreste aspettarvi di ritrovarvi davanti degli Agent Steel parte due.
Nulla di più sbagliato, o quasi. Gli Starscape non focalizzano tutta la loro proposta musicale sulla velocità e ritmi speed metal, anzi, molte canzoni di
"Colony" hanno un crescendo che non è immediato e che raggiunge il suo massimo dopo molti minuti, come in
"A New World". Non mancano vere e proprie cavalcate stile Maiden, la Titletrack ne è un esempio, mentre con
"Interstellar" Eriksson dimostra di avere un gran gusto melodico in fatto di assoli, i quali sono forse il vero punto di forza di tutto il disco. Ancora, con
"Built By Human Hands", gli
Starscape premono ancora il piede sull'acceleratore, ma quando fanno capolino le tastiere, tutta la magia si perde. Improvvisamente, da heavy metal passiamo a una soundtrack di un videogioco anni 90', che stona non poco nell'ascolto del platter. Fortunatamente questi momenti sono presenti con il contagocce, ma sono quelle piccole differenze che, a mio modo di vedere, vengono talvolta ricordate più dei bei momenti, in quanto nota davvero stonata che poteva essere tranquillamente evitata. Fortunatamente, con
"Towards The Unknown", si chiude in bellezza, e che alla fine mette un sorriso all'ascoltatore, invece di lasciarlo con dei dubbi.
Quelle poche ombre appena descritte, tastiere e anche qualche momento vocale non eccelso, non fanno comunque di
"Colony" un album da bocciare o da ascoltare distrattamente, anzi. Gli
Starscape pongono delle ottimi basi, vedremo nel prossimo futuro se avranno ancora vigore per maturare e dare un'identità precisa al loro sound.
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