Secondo album per questo trio nato per volontà di membri degli slovacchi
Malokarpatan.
E soprattutto dopo il primo album autoprodotto eccoli debuttare con questo ritorno con l’icona estrema
Osmose; c’è da dire che i nostri non portano novità alcuna, la proposta musicale è un discreto black metal atmosferico a tinte vampiresche ma nulla a che vedere con gli albionici
Cradle Of Filth.
Il tessuto musicale è totalmente devoto alla seconda ondata scandinava, con i
Darkthrone e non solo come elementi di spicco nella volontà del trio di celebrare un’epoca passata; ah, nota di colore, se fate attenzione al nome, e siete degli scafati cinemaniaci come il sottoscritto riconoscerete l’origine; perché è direttamente ispirato alla commedia horror a tema vampiresco di
Polanski del 1967 intitolata “
Per Favore Non Mordermi Sul Collo” con
Ferdy Maine e la compianta
Sharon Tate.
Devo dire che pur non facendo nulla di straordinario, il terzetto lo sa realizzare bene; produzione scarna ma non confusionaria, scelta certamente obbligata per interpretare degnamente lo spirito dell’old school black metal.
L’opener “
Black lore of the fens” si apre con un bel tappeto atmosferico di tastiere curato dal cantante e chitarrista
HV; il tutto cede il passo a un up tempo serrato con la voce del singer rasposa e spiritata, all’interno anche una sorta di mezza cavalcata con rullate incorporate.
“
The reptile abyss beneath dowina”, è veloce con riffing black/ thrash; le tastiere punteggiano il brano e si sente l’influenza di
Fenriz e co. , nella parte in mid tempo del brano; la bio cita gli
Immortal, ma sinceramente non noto nulla che possa ricondurre ai demoni norvegesi
Abbath e
Demonaz.
“
Path to the haunted ruins”, è una strumentale atmosferica dove si respira un climax horror, scelta assolutamente voluta dato il concept dei nostri; le tastiere collaborano con le chitarre che intessono riffing atmosferici con parti acustiche.
Chiude il breve album la titletrack e l’atmosfera da brividi non cambia; cavalcata nerissima, cadenzata con la voce del singer riverberata e proveniente dell’oltretomba.
Il brano ha al suo interno anche influenze doom che saltano fuori nella parte conclusiva che termina con un vento selvaggio e campane a morto.
Un secondo album che pur non facendo gridare al miracolo il suo mestiere lo fa, consigliato solo agli appassionati del genere.
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