Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2022
Durata:43 min.
Etichetta:Hammerheart Records

Tracklist

  1. I HAVE THE SKY
  2. VARTIGMMAN
  3. FENRIS
  4. RISE OF THE DESTROYER
  5. ALVABLOT
  6. DEN DIGHRA DöDEN
  7. NER I MöRKRET
  8. HEIMDALS HORN

Line up

  • Mats: vocals, bass, guitars, keyboards
  • Ragnar, vicals, bass, guitars
  • Tord: drums
  • Mikael: bass

Voto medio utenti

Questo nuovo anno si apre sotto il segno degli Ereb Altor!
Gioite perché i vikinghi svedesi hanno realizzato un signor disco; non bisogna per forza cercare di reinventarsi con dei facili trucchetti di studio per piacere ai gggiovani come fanno nel mainstream più plastificato e inutile che intasa i media tradizionali.
Basta solamente essere coerenti con il proprio credo artistico e saper scrivere dei brani che coinvolgano e non annoino; impresa non facile questa, ma devo dire dopo svariati ascolti che il gruppo scandinavo ha realizzato un gran lavoro.
Partiamo col piede giusto con l’opener “I have the sky”; brano intenso, emozionale, cantato totalmente pulito e denso di epicità.
Un inizio che più bathoriano di così non si può; basta sentire le trame di chitarra che intessono melodie drammatiche in questo mid tempo fiero e possente.
Ma attenzione non si scordano di dare anche colpi estremi come nella doomy titletrack che a colpi di growl risponde una voce pulita e nella speed/ black metal oriented “Rise of the destroyer” che ha un riff serrato e gustoso.
Uno dei brani che veramente fanno risplendere il disco è la severa “Alvablot”; qui il concetto stesso di viking metal è assoluto nel saper ricreare emozioni drammatiche in questo mid tempo sostenuto da cori, voce profonda e piena a cui fa da contraltare un cantato pulito e alto; il solo è da capolavoro.
Den digra döden”, è un mid tempo black metal dalle tinte doom con chitarre maligne e screaming pieni di ira che sul finale ha una sterzata veloce.
Chiude il lavoro “Heimdals horn”, grande affresco epico, pieno di orgoglio scandinavo con quei cori che colpiscono emotivamente.
La fierezza di questo mid tempo con riffing con il corno del Dio Heimdal che risuona colpisce in profondità per poi diventare un pezzo veloce con un bel lavoro di doppia cassa e voce pulita drammatica che termina in una breve acustica arpeggiatura.
Ragazzi miei, dopo averci dato in pasto l’anno passato il mini “Eldens Boning”, ecco che ora è arrivato il piatto forte; dal Valhalla dove risiede ora, Quorthon sarebbe fiero di loro!
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 17 gen 2022 alle 19:27

Album davvero ottimo e gradita conferma per la band!

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