In principio il “VERBO” era rappresentato dagli Yngwie Malmsteen’s Rising Force.
Poi, la Parola del Maestro Yngwie, negli anni a venire, si diffuse un pò in tutto il mondo e nacquero, sulla scia del Suo esempio, oltre ad una miriade di svariati guitar heroes sparsi in ogni dove, i vari “Dushan Petrossi’s Iron Mask” dal Belgio, “Tom Wolf’s Stormwind” dalla stessa Svezia, fino a giungere ai giorni nostri, ai polacchi
Boguslaw Balcerak’s Crylord da Varsavia.
Le suddette bands (se tali possono essere definite) sono tutte accomunate tra loro, oltre che da evidenti somiglianze stilistiche, da un monicker particolare in cui viene messo volutamente in risalto il nome del chitarrista di turno, anteponendolo al nome della formazione stessa (quella che, in gergo medico, viene definita "Sindrome Malmsteeniana") che, in questo modo, finisce per diventare una sorta di “band fantoccio” considerando che tutto (dal song-writing, alla cura degli altri strumenti) ruota intorno ad un unico musicista.
Fatta questa premessa, torniamo a noi.
Human Heredity, terzo disco in studio di
Boguslaw Balcerak e dei suoi
Crylord, ci propone una maggiore sensibilità alla melodia, piuttosto che ai soliti virtuosismi neoclassici, tipici dei chitarristi affetti dalla suddetta sindrome ed è proprio questo l' aspetto che differenzia maggiormente il chitarrista polacco da tutti gli altri cloni di Yngwie.
Difatti, brani quali
It’s Just A Wind o
Set My Heart On Fire, sembrano essere partoriti direttamente negli anni ‘80 per le loro atmosfere ariose, piene zeppe di tastiere-synth e per i loro refrains zuccherosi che tuttavia, talvolta diventano un pò stucchevoli, come nel caso di
Falling For You o della ballad
Lord Of The Light. In questi casi è proprio la classe di
Balcerak a risollevare le sorti del brano, grazie alla sua abilità, talvolta ricorrendo a riffs più robusti, altre volte invece, facendo leva su tecnicismi più curati, che trovano la loro consacrazione nei pezzi tipicamente neoclassici, come le fortissimamente malmsteeniane
Death Is Rising,
Winds Me Up e
Wolf At The Gates (dove alla voce troviamo il sempreverde
Tim “Ripper” Owens).
Comunque, il vero punto di forza di
Human Heredity, in cui si alternano diversi ospiti d’eccezione alla voce, dal già citato
Owens a
Göran Edman, passando per
Rick Altzi,
David Åkesson,
Ryan Beck e
Jota Fortinho, è la sua varietà stilistica, in virtù del fatto che il disco guarda contemporaneamente in diverse direzioni musicali (dal metal neoclassico, all’AOR, al power, fino all'hard rock) che, alla lunga, risultano essere tutte ben distribuite al suo interno. Talvolta poi,
Balcerak opta per delle soluzioni veramente sorprendenti, virando improvvisamente verso territori inattesi, come avviene in
Scary Dream, brano in cui, nelle linee vocali, si odono gli echi teatrali di King Diamond, mentre una struttura heavy-power e delle melodie inquietanti fanno il resto.
L’abilità di
Boguslaw Balcerak e dei suoi
Crylord, non va dunque ricercata solamente nelle sue doti tecniche, ma soprattutto nella capacità del mastermind polacco di rendere il disco assolutamente dinamico e pieno di sfumature, attraverso l’esplorazione di territori musicali tra loro differenti, evitando cosi, da un lato, di rimanere ancorato ai binari di un percorso statico e prestabilito e, nello stesso tempo, di restare prigioniero dei propri virtuosismi, come invece spesso accade a tanti guitar heroes.