Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2021
Durata:53 min.
Etichetta:Eclipse Records

Tracklist

  1. WHO'S THERE
  2. HALFWAY HOUSE
  3. CATATONIA
  4. WITCHES AND RAPTURES
  5. 60/26
  6. SOUTH OF THE SUN
  7. ALEUTIAN SUMMER
  8. PRESENCE OF THE MIND
  9. ETHEREAL VISIONS
  10. HOMAGE TO MICAH
  11. RIOTS
  12. GONE AWAY
  13. SAYLO

Line up

  • Stephen Burdick: vocals, guitar, bass
  • Christian Mechem: vocals, guitar, bass, keyboards
  • Wolfgang Noll: bass
  • Jeremiah Bertin: drums

Voto medio utenti

La band di Philadelphia continua a farsi strada nel panorama stoner/alternative rock grazie al suo intelligente ed accattivante mix di rugginosi riff alla QotSA, ritmiche sghembe alla Red Fang, vibrazioni grunge, grande attitudine melodica ed una buona dose di stravaganza. I The Stone Eye sono giovani ed un po' folli, come dimostra il bizzarro video-clip di "Witches and raptures" (uno dei pezzi più immediati e catchy del nuovo album). Parrucche colorate, atteggiamenti istrionici, assurdi balletti, tutto fa pensare ad un contesto tra lo Zappiano e l'autoironico ma con una padronanza del songwriting tutt'altro che scolastica o elementare.
Questo disco ha molteplici sfaccettature, stimoli caleidoscopici. Una "Aleutian summer" non può non far pensare al robotic-rock di Fatso Jetson o Masters of Reality, ma la struttura lievemente ipnotica si combina con parti vocali eleganti dal timbro quasi progressivo. Invece "Presence of the mind" contiene elementi lunari e nirvanici che riportano allo psycho-pop sessantiano rivisitato in ottica post-pandemica. Ed ancora, il passo cadenzato ed energico di "Who's there" e "Ethereal visions" rimembrano parecchio l'essenzialità asciutta e secca della formazione di Josh Homme o dei Them Crooked Vultures, con l'aggiunta di spunti bluesy e psichedelici che aggiungono fascino alle composizioni. Decisamente il quartetto americano mostra di possedere grande personalità, perchè accorpa una considerevole quantità di suggestioni in canzoni dalla tempistica medio-breve, dilungandosi solo in poche occasioni.
Una densità sonora vincente, vedi "Halfway house" o "Riots" dove lo stoner sfuma nell'alternative coniugando robustezza, calore elettrico ed affascinanti armonie vocali, uno degli elementi più distintivi di questo gruppo.
C'è anche da sottolineare la forte venatura nostalgica di questo sound, un velo di malinconia ed abbandono che emerge prepotentemente nelle spirali avvolgenti e fumose di "Gone away", della romantica, semiacustica e Zep-Sabbathiana "Saylo" e della uggiosa e notturna "60/26", dove i ragazzi della Pennsylvania sembrano brillantemente ispirati dal verbo dei Nirvana o degli Alice in Chains.
I The Stone Eye sanno il fatto loro. Anche se talvolta affiorano le loro influenze di base, ormai si sono creati una propria identità riconoscibile e adatta ad un pubblico allargato. Intensità, melodia, fascino onirico, varietà di soluzioni, in questo disco di rock moderno è tutto profuso a piene mani.
Se amate Queens of the Stone Age, Red Fang, All Them Witches, ASG, o semplicemente vi piace il rock tosto ma dal grande respiro orecchiabile e fruibile, non fatevi scappare questo lavoro.

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