A quasi sei anni di distanza dal precedente lavoro,
Lord Agheros torna sul mercato discografico con il suo settimo album intitolato
"Koinè", rilasciato dalla sempre attenta
My Kingdom Music, segnando una sorta di ritorno al passato, viste le venature black metal che lo innervano, ma sorprendendo, ancora una volta, con una proposta musicale variegata e di non semplice classificazione.
Sei anni sono davvero tanti, soprattutto in un mondo fatto di musica digitale, playlist e pseudo artisti che spuntano come funghi, ma, fortunatamente, il rischio che questo eclettico progetto siciliano cadesse nel dimenticatoio viene spazzato via dal suono di
"Koinè", un suono fortemente intriso di misticismo, elegantissimo, violento nelle sue esplosioni strumentali e, soprattutto, dall'inconfondibile profumo del mare Mediterraneo.
Ogni nota di quest'album, ogni inflessione, ogni curatissimo arrangiamento (magistrali le tastiere), qualunque dettaglio, infatti, ci riporta verso sud e verso il nostro mare, culla di civiltà e di tradizioni come nessun altro posto su questo pianeta.
Gerassimos Evangelou, l'uomo dietro
Lord Agheros, è ben conscio di questa enorme ricchezza e da essa si lascia, libero e senza vincoli, ispirare nel comporre un album capace di riportarmi ai capolavori della scena estrema ellenica degli anni '90 per merito del suo mix di doom, black, death, accenni dark wave, ed esoterismo che, sapientemente amalgamati, danno vita ad una esperienza totalizzante, dall'atmosfera quasi teatrale (magnifiche, in questo senso, le parti corali), nella quale emergono, prepotentemente, bellezza e personalità diluite in otto brani sempre cangianti, oscuri, caldi, maestosi e costantemente in movimento come le onde del mare, imprevedibili e gorgoglianti.
Probabilmente
"Koinè" è l'apice compositivo di
Lord Agheros, di certo è il suo album più maturo e quello che più di ogni altro è riuscito ad emozionarmi ed a farmi viaggiare con la mente attraversando un immaginario ponte tra passato e presente che ti tocca l'animo e ti riempie il cuore, come un sogno ad occhi aperti che si perde nello splendore di infiniti paesaggi naturali avvolti nel silenzio e nella loro brutale bellezza.
Forse, ma forse, c'è ancora speranza per il genere umano.
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