Nati nel 2018 dalle ceneri degli speed-doomsters Thrown, i
Purification non amano stare con le mani in mano. In poco più di quattro anni hanno realizzato un demo, un Ep e tre full-length ("Destruction of the wicked", "Perfect doctrine", "Dwell in the house of the lord forever") ai quali ora si aggiunge il quarto album "
The exterminating angel" per
Rafchild Records. Un attivismo decisamente intenso.
Il trio di Portland si colloca nel filone del doom più classico, quello tetro e solenne di Witchfinder General, Reverend Bizarre, Count Raven, Pale Divine, grazie a brani molto estesi e gravidi di atmosfere cimiteriali ma altrettanto heavy e poderosi. I dieci minuti dell'iniziale "
Unholy resurrection" rappresentano un esempio didascalico di questo filone stilistico: lenti, oscuri, sofferenti e macabri. Un riff dalle coloriture dark e tombali ci accompagna nella prima metà del brano, che poi accellera in stile Sabbathiano guidato dalle vocals occulto-orrorifiche che ricordano anche i primi Ghost e la loro attitudine teatrale e scenografica. La lunghezza dell'episodio appare però eccessiva, una costante di questo lavoro che alla fine mi ha trasmesso la sensazione di una certa ridondanza non sempre necessaria.
Comunque gli americani sfuggono alla pedanteria ossessiva aprendo a soluzioni alternative, come nel caso di "
On earth as it is" che con le sue sonorità più leggiadre e oniriche arriva a sfiorare il post-rock doomy di gente come Intronaut o Khemmis. Brano dalle sfumature variegate, giocato sul contrasto tra momenti amari e trasognati ed impennate hard rock settantiane di buona energia.
Più canonica la title-track, che però sfoggia un bel riff graffiante ed armonie vocali che alleggeriscono l'atmosfera oscura. In alcuni passaggi sembra di sentire un mix tra i Solitude Aeturnus e gli Spirit Adrift, cosa che testimonia la padronanza della materia da parte del trio anche se sempre lievemente ondivaga.
"
Sublime thrones in Kaaba" è un cameo atmosferico dal retrogusto medio-orientale e "
The way of all flesh" uno slow rarefatto dai contorni gotici e sconsolati, due episodi dignitosamente realizzati ma sostanzialmente di contorno. Più sostanziosi i nove minuti di "
Dreamtiger", con il roccioso riff alla Saint Vitus ed il passo ciondolante e magnetico del doom di qualità. Atmosfera cupa ma ariosa, senso di abbandono ed echi seventies, passaggi avvolgenti e picchi dal tonnellaggio sludgy, un capitolo pienamente riuscito per varietà e creatività.
Un album di doom classico certamente meritevole, pur con qualche piccolo difetto. Talvolta sembra che i
Purification si facciano prendere la mano, perdendo il filo del discorso e mancando di coesione. Non c'è dubbio che abbiano assimilato con competenza le correnti contemporanee del filone, ma la loro miscela necessita ancora di ulteriore perfezionamento.
Consigliato agli amanti del genere, perchè si tratta di una band dall'ottimo potenziale.
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