Giunge dalla vicina Austria questa Neo Gothic Rock band (ehi, non pensate che io sia qui ad inventarmi nuove correnti musicali, sto solo riportando quello specificato nella bio), che attinge alla linfa creata da band storiche, come The Sisters of Mercy (dove siete finiti!!???!!) e Fields of the Nephelim, ma non ne beve a piene mani…anzi, cerca di utilizzare quel prelibato nettare con il contagocce, riuscendo, almeno in parte, ad illuminare da sola la propria via…I Floodland si propongono come fautori di un platter che si snoda attraverso la bellezza di 15 tracks…e dico subito che, per quanto mi riguarda, è proprio il numero delle tracks, unitamente alle singole durate (mediamente 4 minuti e mezzo) che penalizza maggiormente il giudizio totale sull’album (solo i Type O’Negative, ed escludendo i vari best, riescono a convincermi appieno sulla lunga distanza dei 60 – ed oltre – minuti): un album articolato su una durata inferiore, avrebbe sicuramente giovato maggiormente di più al 4 pieces d’oltralpe, in quanto “Oceans of the Lost” alterna songs di pregevole fattura, come l’omonima titletrack, la splendida “Never” (resa tale Zuzana Stream, singer dall’incantevole voce), l’ottima “powerful ballad” “The Dawn”, la drammatica e tetra “Mist of Time” o la dichiarazione d’amore che la band decanta alla amata Praga (lo so che non è in Austria, ma che ci posso fare), fino ad arrivare alla semplice ma umanamente impegnata “The Camp”, dove troneggia un sax acido e malinconico, ad inevitabili cali di tensione e pathos, come in “Remembering Tomorrow”, “Coming Home Tonight”, “I Standing Fall”, “Always on the Wrong Side”, oppure, hem, l’incidente di percorso di “1648” (nonostante la presenza, ancora una volta di Zuzana Stream). La produzione è buona ma non eccelsa…comunque direi che è in linea con il contenuto del dischetto…Che dire di più, in queste poche righe penso di essere stato abbastanza chiaro sul mio giudizio globale dell’album…non sempre (anzi quasi mai, a dir la verità) la quantità può sopperire e diluire i cali di qualità, quindi, scusatemi se mi ripeto, ma se “Ocean of the Lost” avesse contenuto solo 10 tracks (ovviamente quelle giuste), il mio giudizio sarebbe stato più generoso.
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