Un suono tonfo, vuoto, seguito da un crescendo sempre più impetuoso di un riff pronto a devastare tutto ciò che troverà davanti. Pochi secondi, ma che contribuiscono a creare l'immagine di un apocalisse, quella di
'Sol Maledictor', pezzo introduttivo di
'Consummatum Est', il debut album dei
Grand Harvest. Per chi non lo avesse ancora capito infatti, la band è dedita ad un doom/death metal dai sapori dannatamente luciferini, mefistofelico, con momenti più veloci ed altri dall'incedere più allentati con grande maestria.
Nati nel 2018, i
Grand Harvest avevano già pubblicato due anni dopo la loro formazione un live album in cassetta, intitolato
'Vesperae Laesae Maiestatis Coronae - Live at Plan B 2020', tra l'altro disponibile sul loro canale YouTube nella sua integrità per chiunque fosse curioso, dove molti dei pezzi presenti in questo debut furono suonati. Se però alcuni piccoli errori erano stati presenti in quell'occasione, tutto è stato risolto nella versione studio, dove la band riesce a creare alla perfezione quel suono infernale e diabolico che non la farà passar sicuramente come
'una delle tante'.
'My Desolate Sea' ad esempio, è il perfetto esempio di un pezzo che sembra portar con sè tutte le pene dell'inferno, con parti dove cori gregoriani e intermezzi parlati contribuiscono alla creazione di un'atmosfera che prosegue in tutto il disco, che prosegue con pezzi come
'The Harrow', o l'ottima
'Crowns To Ashes - Thrones To Dust', che grazie ai loro cambi di tempo già citati riescono a dare quell'originalità al disco che altrimenti sarebbe stato bollato come un masso sonoro di cinquanta minuti difficile da digerire. Il fatto interessante di
'Consummatum Est' è proprio quello di non seguire propriamente un filo logico in termini musicali, dato che tutti i pezzi presenti potrebbero essere ad esempio sentiti a caso, trovando allo stesso tempo un nessuno nei riff, nelle linee vocali. Non è l'ascoltatore che si adatta al disco, ma l'esatto contrario. Tutto questo viene enfatizzato dall'ottima copertina, con la morte pronta a suonare il suo inno davanti a centinaia e centinana di scheletri.
Grazie anche ad una produzione volutamente old school, i
Grand Harvest confezionao un ottimo prodotto che se già da questi nove pezzi mostra tutta questa esperienza, l'impazienza di ascoltare altro materiale diventa spasmodica. Uno degli ascolti più interessanti in questi primi mesi di 2022.
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