Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2022
Durata:49 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. PRIMEVAL DESIRE
  2. CHILDREN OF THE NIGHT
  3. I'M NOT THE DEVIL
  4. LOVE'S DAMNATION
  5. CLEARING THE BLUR
  6. LOVER'S TRAIN
  7. ROCK AND ROLL JACK
  8. HAIL TO THE HEROES (INTRO)
  9. HAIL TO THE HEROES
  10. SHAMANS OF TIME
  11. HEAVEN'S CRYING
  12. ROCK N' ROLL FEVER (FT. CHRIS ADLER, MYRONE, ROWAN ROBERTSON)

Line up

  • Girish Pradhan: vocals, rhythm guitars
  • Yogesh Pradhan: bass, keyboards
  • Suraj Tikhatri A.K.A Suraz Sun: guitars
  • Nagen Mongrati A.K.A Nagen Nags: drums

Voto medio utenti

Lo ammetto … dopo l’esaltazione dettata dall’ascolto di “Rock the highway”, mi aspettavo molto di più da “Hail to the heroes”, l’albo con cui i Girish And The Chronicles approdano alla nobile corte della Frontiers Music.
E non è perché oggi gli indiani tendono ad enfatizzare la componente aggressiva del loro suono, o perché tentano di “aggiornare” l’hair metal ottantiano (e novantiano, pure) con appena un pizzico di attitudine attualizzata.
Tali suggestioni sarebbero assolutamente bene accette se poi tutti i pezzi fossero veramente ispirati e quella veemente intensità che contraddistingue la band fosse stata incanalata, come avvenuto nel lavoro precedente, in un flusso emozionale pienamente euforizzante.
Qui invece qualcosa non deve aver funzionato in maniera perfetta, e se la valutazione complessiva sull’opera è comunque piuttosto positiva, appare chiaro quanto fossero elevate le aspettative che nutrivo per questi nuovi “eroi” della scena hard n’ heavy internazionale.
Eh già, perché Girish Pradhan e i suoi pards sono effettivamente diventati figure di spicco del rockrama contemporaneo attraverso un riconoscimento pressoché unanime e del tutto meritato, in cui le loro ”anomale” origini geografiche non sono state per nulla un ostacolo (anzi, forse, almeno inizialmente, hanno rappresentato uno sprone alla curiosità del popolo dei rockofili).
Tecnica, cultura, feeling e carisma sono qualità senza dubbio insite nelle fibre artistiche del gruppo, convalidate anche da un album che, come anticipato, le ripropone intatte sebbene avvolte da una leggera patina di formalismo, di esagerata irruenza e di diminuita freschezza espressiva.
Il disco esplode con la carica trascinante e veemente di “Primeval desire”, “Children of the night” e “I'm not the devil”, tutta “roba” che piacerà a che considera Steelheart, Keel, Skid Row e Malice “maestri di musica” e non ama veder riprodotta in maniera fastidiosamente pedissequa la loro arte, ma personalmente per provare le prime vere “scosse” ho dovuto attendere “Love's damnation” e “Clearing the blur”, in cui l’incremento dell’impronta melodica supporta felicemente l’efficacia dei brani.
Buone vibrazioni le garantisce anche la vagamente Ratt-ianaLover's train”, e se la scalciante “Rock and roll Jack” è soltanto una competente ostentazione di viscerale tradizionalismo sonoro, con la pulsante title-track del programma i Girish And The Chronicles ritornano a dimostrare di appartenere alla categoria dei fuoriclasse del genere, capaci con “Shamans of time” di mescolare con buongusto Led Zeppelin e Soundgarden, arrivando, nell’ombrosa e sinfonica “Heaven's crying”, a evocare barlumi di Rainbow, Queensryche e Savatage.
Rock n' roll fever” (ospiti Chris Adler e Hugh B. Myrone, soci di Pradhan nei Firstborne, e Rowan Robertson) aggiunge un approccio thrash-oso e modernizzato alle suggestioni soniche di “Hail to the heroes”, una conferma, ma non priva di talune perplessità e riserve, delle grandi potenzialità dei Girish And The Chronicles.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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