Un po' come i migliori antagonisti dei fumetti, tipo Spiderman ed Octopus, ecco tornare i
Battle Beast con il loro nuovo album
'Circus Of Doom', a distanza di quattro mesi dal disco dei Beast In Black, coadivuati dal loro ex chitarrista Anton Kabanen. Stessa cosa era successa con le precedenti uscite, la cosa buffa è che l'etichetta che si occupa del rilascio di suddetti dischi è sempre la
Nuclear Blast Records. Gossip a parte, la band finlandese era chiamata a far meglio del precendete '
No More Hollywood Endings', ma sopratutto dello scialbissimo
'Bringer Of Pain', dal sound troppo morbido e orientanto verso un pop metal di qualità scadente, tranne che per episodi che si contano sulle dita di una mano.
Certo, l'abbandono di Anton nel 2015 ha giocato una parte fondamentale in questa sorta di intenerimento del sound da parte dei
Battle Beast, ma anche dal punto di vista dei ritornelli da cantare a squarciagola sotto il palco e che rimangono fissi in mente, come potevano essere una
'Black Ninja' o
'I Want The World....And Everything In It'. Non che la band capitanata da
Noora Louhimo sia peggiorata in maniera così esponenziale, ma diciamo che la differenza si è decisamente sentita. Ho citato
Noora, la cui voce è sicuramente il punto di forza dei finlandesi, ma basterà a far di
'Circus Of Doom' un disco più che valido?
Risposta, sì e no. Sicuramente possiamo notare come la sua maestria nel passare da momenti più delicati ad altri dove il pezzo necessita di accelerare su tonalità graffianti sia notevolmente maturata, come possiamo ascoltare nella bella
'Master Of Illusion' o la pomposa e divertente Titletrack. Forse proprio per mantenere fede al titolo molto teatrale del disco, si sente un maggiore uso delle tastiere da parte di
Janne Björkroth, che però in molti frangenti fa sembrare i vari pezzi come delle B side dei Nightwish, vedi
'Armageddon', davvero evitabile, cosa che dall'altra parte non accade in
'Place That We Call Home', davvero ben costruita.
Sarebbe poi interessante sentire una volta tanto la band uscire dal canonico mid tempo che poi esplode in un ritornello sentito più e più volte, come in
'Eye Of The Storm' o nella inconsistente
'Where Angels Fear To Fly', la sensazione che esce più volte fuori durante l'ascolto è infatti quella di pensare
'ricorda un po' quest'alta canzone...'.
Ci troviamo quindi di fronte a un'uscita non malaccio, certamente divertente nei suoi 40 minuti, ma che poco lascia alla fine dei fatti. Probabilmente, come detto, l'unico motivo valido per cui sentire più volte
'Circus Of Doom' e la voce di
Noora, ma per quanto i
Battle Beast potranno reggersi esclusivamente su questo fattore?
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