Gryftigaen è un'oscura creatura cilena che non solo fa parte del “Pure Raw Underground Black Metal circle” insieme a numerose altre bands, di cui le più conosciute sono senz'altro
13th Temple e
Funeral Fullmoon, ma che, senza paura di smentita alcuna, rappresenta anche la punta di diamante dell'intero movimento stesso … come molte altre bands consorelle anche
Gryftigaen è un two pieces, nel quale a
Lord Valtgryftåke spetta il ruolo di padre padrone … A distanza di due anni dal validissimo debut la progressione qualitativa è davvero notevole a livello di songwriting e questo netto miglioramento viene sorretto ed amplificato da una registrazione che, abbandonato il classico suono da cantina registrato su un 4 piste analogico di
'Graven Til Måneåpenbaringer' , può finalmente esaltare le innumerevoli sfaccettature atmosferiche che sorreggono, identificano e fanno apprezzare i sei pezzi (più intro). Caratteristica comune alla maggior parte delle composizioni è la capacità di sapere creare un forte clima di tensione con brividi di paura che attraversano la schiena durante l'ascolto, grazie all'incunearsi di sinistre atmosfere su riffs semplici, gelidi e stranianti. Esempio lampante di quanto appena detto è la conclusiva
'Eiðr Myrkr' , pezzo lunghissimo, dove un incedere cadenzato, spettrale e 'ritualistico' ci porta in una stato di pura trance angosciosa, capace di togliere il fiato e rallentare i battiti … peccato solo che lo straziante pathos del pezzo venga un po' inibito da un finale eccessivamente dark-ambient. Sullo stesso livello qualitativo e di impostazione in fase di songwriting si attestano
'Djúphljóð' e
'Drowned In A Rising Sun' mentre
'Seiðursongen' è il pezzo più tirato dell'album , con un riff classicissimo, atmosfere da tormenta di neve e un rallentamento centrale, che grazie anche all'inserimento di voci evocative, riprende il mood spettrale dell'intero album. Se siete alla ricerca di qualcosa di nero, oscuro ed elitario, ma non per questo inacessibile,
'Fehunðyrdauðr' è ciò che può saziare questa bramosia … black as death!
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