Si erano perse le tracce dei nordici
Tyr, perché dopo l’ultimo full datato 2019, silenzio.
Come se la pandemia avesse messo una coltre ovattata, ed invece mi sbagliavo, perché ecco che spunta fuori un live album.
E finalmente un disco veramente vivo e “dal vivo”; mai aggettivo è usato adeguatamente come in questo caso, perché invece di troppi scialbi dischi live streaming usciti causa pandemia, qui si sente il pubblico, il calore e l’emozione salta fuori dagli amplificatori.
I nostri suonando in patria hanno deciso di fare le cose in grande, perché hanno coinvolto l’orchestra nazionale faroense; certo di dischi metal dal vivo con l’orchestra ne sono usciti tanti e non sempre riusciti, un caso su tutti i due capitoli targati
Metallica, ma questo non è il caso.
Qui la mistura è riuscita, perché le sinfonie condotte dagli strumenti acustici punteggiano adeguatamente i brani composti dalla band in un crescendo epico con punti folk.
Basta sentire l’apertura “
Gates of hel”, “
Sunset shore”, “
Tróndur í gøtu” e le possenti scariche di “
Hold the heathen hammer high” o “
Mare of the night”; il pubblico partecipa rumorosamente facendosi sentire ed è un piacere credetemi.
L’unica pecca è che ho avuto l’impressione che nel missaggio a volte l’orchestra sia stata messa dietro gli strumenti elettrici e fai fatica a percepirne la presenza, ma sono dettagli.
Purtroppo non ho sottomano il documento visivo, dato che è stato pubblicato anche il formato Dvd, ma lascio la chiosa di questa parte al collega
Sbranf, da parte mia prova superata e ampiamente.
Ecco la chiosa del collega
Sbranf a commento della parte visiva di questo documento live:
Dal punto di vista visivo, “
A Night At The Nordic House” vede i
Tyr letteralmente circondati dall’orchestra, in un palco grande il giusto, per una band che non ha poi tutto questo gran spazio per muoversi.
D’altro canto, la scenografia è ridotta all’essenziale, con le luci a settare i diversi mood e davvero poco altro.
Ma come sempre, in questo tipo di iniziative, per me la cosa più divertente è scrutare le facce degli orchestrali per cercare di carpire il loro livello di gradimento rispetto alla musica a cui stanno partecipando: ed è uno spasso, tra vecchi tromboni che sono lì perché devono, a musicisti magari più giovani o semplicemente più coinvolti, che ci danno dentro di capoccia ogni tanto, e gli immancabili sorrisi a mezza bocca, che serpeggiano per tutta la durata del concerto!
In generale, la trovo un’operazione carina, non particolarmente riuscita a livello di arrangiamenti ma decisamente uno spettacolo insolito e piacevole da godere, senza troppi sobbalzi (almeno a livello “oculare”).
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